Come sapete la lotta alla frode e all’evasione fiscale è una delle maggiori sfide e preoccupazioni per l’Italia e per l’Unione europea in considerazione dell’ingente perdita di denaro derivante da tali comportamenti che non solo vanificano gli sforzi di risanamento dei bilanci nazionali, ma mettono in discussione il principio di equità e di uguaglianza dei cittadini.
E’ anche noto che miliardi di euro restano ogni anno in giurisdizioni fiscali cosiddette “offshore”, spesso non dichiarati ne tassati, con conseguente riduzione delle entrate nazionali e un onere fiscale eccessivo a carico dei cittadini onesti sui quali grava sempre più il peso delle necessarie riforme economiche.
Da tempo, è all’esame delle Istituzioni europee la modifica della direttiva 2011/16/UE per quanto riguarda lo scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale, al fine, tra l’altro, di ampliare l’ambito di applicazione dello scambio automatico d’informazioni a livello unionale su dividendi, plusvalenze e altri redditi a partire dal 2015, anno in cui tale obbligo sarà in vigore anche per redditi da lavoro, compensi per dirigenti, pensioni, assicurazioni sulla vita e proprietà e redditi immobiliari.
Purtroppo, ed è passato in sordina, lo scorso 14 ottobre il consiglio dei ministri delle finanze dell’Unione europea, nell’ambito dell’esame della suddetta proposta, ha concesso, al Lussemburgo e all’Austria, una dilazione dei tempi entro i quali aderire allo scambio automatico di informazioni sugli evasori fiscali tra gli Stati membri; nella sostanza, slitta per il Lussemburgo di due anni e per l’Austria di tre anni la fine del rigido segreto bancario che caratterizza i loro sistemi tributari;
tale decisione contrasta con il rigido orientamento comunitario che impone misure di austerità sempre più gravose per i cittadini, e pare invece evidenziare una attitudine molto più conciliante nei confronti degli evasori fiscali e degli intermediari bancario-finanziari che spesso si adoperano per occultare al fisco consistenti patrimoni.
Ci chiediamo, quali sono le motivazioni di tale atteggiamento dilatorio nei confronti di due Stati membri dell’Ue, personalmente credo che attraverso l’avallo di una posizione estremamente conciliante si vogliano in qualche modo favorire il sussistere di paradisi fiscali e la costituzione di fondi neri da utilizzare per gli scopi più diversi.
Per questo, con un interrogazione ho chiesto al Ministro dell’economia e delle finanze, quale è stata la posizione della presidenza italiana nella riunione dell’ECOFIN dello scorso 14 ottobre, in particolare con riferimento alla decisione del Consiglio di concedere a Lussemburgo e Austria di aderire all’obbligo dello scambio automatico di informazioni fiscali solo a partire dal 2017 e 2018, che ad oggi non è dato conoscere.