A meno di un mese dall’inizio del semestre italiano di presidenza dell’Ue il governo non si è ancora pronunciato su quali saranno le sue priorità programmatiche. Il sottosegretario Gozi, in risposta alla nostra interepellanza, si è limitato ad enunciare una serie di intendimenti, principi, considerazioni che vanno dalla strategia con i Paesi del vicinato alla piaga della disoccupazione fino alla immigrazione. Insomma dire tutto per non dire nulla.
Ha riferito poi di riunioni tecniche all’interno del comitato interministeriale o della delegazione MAE nonché degli oltre 60 milioni di euro ( in soli 6 mesi) che serviranno ad esercitare la presidenza, ovvero a pagare prevalentemente missioni, incontri culturali, manifestazioni.
L’Europa e i suoi misteriosi meccanismi di funzionamento continuano ad essere segreti, affari riservati agli organi istituzionali comunitari e ai Governi; nessuna partecipazione democratica è ammessa. E la cosa che più preoccupa è che non ostante gli ormai sempre più numerosi e allarmanti segnali di crisi di legittimità di questa Europa, i Governi proseguono dritti per la loro strada, aumentando sempre di più la distanza – ormai incolmabile – tra l’Europa e i cittadini. In considerazione del rinnovo delle Istituzioni comunitarie, ora il Parlamento e poi la Commissione, la nostra sarà una presidenza diciamo più “politica” che “operativa” e pertanto ci saremmo aspettati una decisa presa di posizione sul alcune delle questioni politiche dirimenti a cominciare dalla riforma dei Trattati, che non prevedono stessi obblighi per tutti, fino ai paventati accordi contrattuali – che – è bene si sappia – imposteranno l’integrazione su meccanismi appunto contrattuali, privati, slegati da qualsiasi forma di democrazia e di consenso popolare, alla necessità di modificare alcune delle norme comuni più penalizzanti per le nostre peculiarità nazionali, prime tra tutte quelle sull’agroalimentare.
Insomma, ci chiediamo se questa Europa unita sia in grado di rispondere alle domande che noi cittadini poniamo o se, ancora una volta, tante aspettative e tanti soldi servano soltanto a pagare riunioni tra Governi e celebrazioni più o meno ufficiali per le quali si tirano a lustro Istituzioni e città piene di gente che di questa Unione non ne può più.