La vera portata strategica della riforma Fishler è stata l’effettiva, ancorché parziale, ri-nazionalizzazione dell’intervento. Se non sul piano del finanziamento, che resta integralmente a carico del bilancio comunitario, di certo sul piano della formulazione e gestione degli interventi la responsabilità viene trasferita all’interno degli Stati membri, pur nell’ambito di un quadro di riferimento ben definito. La scelta di disaccoppiare totalmente l’aiuto dalla produzione su base storica ha determinato, di fatto, il congelamento delle dotazioni finanziarie destinate ai singoli Stati membri, e ha consentito di distribuire ai Paesi “fette della torta” (i cosiddetti massimali nazionali) tali da non alterare significativamente gli equilibri consolidati nei decenni precedenti. C’è da dire che il pagamento su “base storica” ha creato non pochi malumori, altro problema, il pagamento disaccopiato ha comportato l’abbandono della terra infine, non si premiano gli imprenditori virtuosi che vogliono innovare e tanto meno quelli che usano la terra per produrre. Relativamente alle OCM, prima della riforma i pagamenti erano generalmente versati in base al numero di capi di bestiame allevati o di ettari coltivati dall’agricoltore, dopo gli aiuti saranno disaccoppiati dalla produzione e inglobati nel regime di pagamento unico. Non dimentichiamoci che sarà in questa fase che il mercato del latte, con lo sforamento delle “quote” creerà e ancora un problema per il nostro Paese.