I giudici costituzionali, con la sentenza n° 70/2015, il cui relatore è Silvana Sciarra, hanno bocciato il blocco della rivalutazione delle pensioni voluto dal governo Monti e inserito nel famigerato “salva-Italia” del dicembre 2011. Il blocco riguardava tutte le pensioni d’importo tre volte sopra il trattamento minimo (dunque pari a 1406 euro lordi, 1.201 netti) e valeva per gli anni 2012 e 2013. La vicenda interessa quasi 6 milioni di pensionati che hanno perso in quel biennio un’indicizzazione che va dal 2,6% all’1,9%.
L’Avvocatura dello Stato ha stimato in quasi 5 miliardi di euro l’impatto solo per quei due anni. Ma la cifra va in pratica raddoppiata perché gli adeguamenti successivi (effetto trascinamento) incorporano la sottrazione illegittima di danaro e dunque vanno riallineati per il biennio 2014-2015. Parliamo, dunque, di 10-12 miliardi di maggiore spesa (8-9 al netto del gettito Irpef che ne deriva). Per i prossimi anni l’accantonamento dipenderà dall’andamento dell’inflazione.
Per i singoli pensionati i recuperi ora vanno dai 4.700 euro complessivi, per chi prende circa 4 volte il minimo, fino a oltre 10mila euro per chi prende 10 volte il minimo. Tutto ciò, naturalmente, potrebbe finire per spingere in alto il deficit-PIL . Vale il principio della competenza, quindi quelle spese in più sono comunque riferite ai bilanci degli anni passati. In particolare, c’è un problema per il 2014, anno in cui il deficit-Pil era al limite massimo del 3% (potrebbe dunque sforare in ragione di questa tegola) e deve ancora essere giudicato dalla Ue.
Il governo Letta aveva poi rimodulato e addolcito il blocco della rivalutazione: il 100% fino a 3 volte il minimo, il 95% tra 3 e 4 volte, il 75% tra 4 e 5 volte, il 50% tra 5 e 6 volte. Azzerando l’adeguamento per gli assegni oltre 6 volte il minimo (pensioni che prima del governo Monti venivano rivalutate al 75%). Se anche questa misura finisse nel mirino di qualche ricorso e la Consulta dovesse concedere il bis, a questo punto l’esborso potrebbe sfiorare i 15 miliardi.
Cosa farà il Governo? Forse un decreto legge per disciplinare la restituzione, di sicuro a rate (forse a partire già da giugno-luglio?). Magari una riparametrazione del blocco, colpendo solo le pensioni più alte, in modo da recuperare qualcosa e da rimborsare soltanto i pensionati più poveri. Una misura simile del governo Prodi, ma con una mancata rivalutazione solo per le pensioni a partire da otto volte la minima, è stata giudicata ok dalla Consulta. Potrebbero anche anticipare l’assestamento di bilancio da settembre a giugno per incorporare i benefici derivanti dai minori interessi sul debito e usarli per coprire l’esborso. Di sicuro Renzi dovrà mettersi l’anima in pace: nessun finto tesoretto da spendere con qualche decreto ad hoc per qualche regalia prima del voto.
Il Movimento 5 Stelle è stato sempre contro la riforma previdenziale Fornero che ha interpretato nel modo più spietato possibile il dogma dell’austerity, lasciando morti e feriti sul campo. Dallo scandalo esodati al mancato turnover tra giovani e anziani, fino a questa vicenda, tutto dimostra che colpire il welfare non è la soluzione dei problemi italiani. Servono piuttosto meno tasse e più investimenti pubblici e privati. Ora vediamo se Renzi avrà ancora trucchi contabili da utilizzare per spendere tesoretti che non esistono. Agli anziani deve essere restituito tutto e subito. Ci aspettiamo tempismo e trasparenza dal governo, ma soprattutto vedremo se le scelte di quattro anni fa, dettate dagli euro-burocrati, dai grandi poteri finanziari internazionali e dalla Germania della Merkel, saranno caricate ancora una volta sulle spalle dei cittadini con l’ennesima stangata fiscale.
Da segnalare, che il relatore della sentenza della Consulta è proprio Silvana Sciarra, il giudice costituzionale che non sarebbe mai stato eletto in Parlamento senza l’apporto fondamentale del M5S che ha spazzato via la candidatura di Violante e ha convinto il Pd a lavorare, per una volta, in modo costruttivo in vista del bene del Paese. Ecco come il MoVimento 5 Stelle incide DIRETTAMENTE nelle tasche dei cittadini italiani.