Ieri, mercoledì 20 maggio la commissione europea ha pubblicato, come disposto dal regolamento Ue 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, due relazioni riguardanti l’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta. Entrambi i rapporti – riferisce un comunicato – concludono che “i benefici di nuovi requisiti per un’etichettatura obbligatoria non controbilanciano in modo chiaro i costi e regole volontarie sembrano essere la soluzione migliore“. Purtroppo la cosa non ci stupisce, l UE è da sempre ostile ad una etichettatura chiara e non vuole dire la verità ai consumatori, che inconsapevolmente e , rispettando la legge, non sanno da dove arriva il cibo che consumano. Noi non ci stiamo! Abbiamo chiesto più volte l’applicazione delle norme in materia di etichettatura d’origine ( a tal proposito ricordiamo la legge 4/2011 approvata dal parlamento italiano e ad oggi inapplicata per incompatibilità comunitaria) e del “made in” , anche in violazione dei regolamenti, perchè secondo noi, non è accettabile ingannare i cittadini, che dai grandi portatori d’interesse sono visti solo come consumatori. Questa è la differenza tra noi e loro. Nulla ha fatto il governo e, nonostante le promesse del Premier e i suoi sei mesi di presidenza del Consiglio dell’Unione, nulla è stato ottenuto. Vuote anche le parole del ministro Martina, che, nonostante una mozione a nostra firma approvata in materia di etichettatura più di un anno fa, nulla ha concluso e pensa solo ad Expo e all’illusione di aiutare i prodotti italiani promuovendo un “segno distintivo” che nulla a che fare con l’origine delle materie prime e dei disciplinari di produzione. Per il prossimo 28 maggio è convocato a Bruxelles il Consiglio competitività, si parlerà di “made in” e “etichettatura” ma, posso già prevedere il diniego dei “big”. Dopo la questione euro, immigrazione ed etichettatura, siamo sicuri che convenga restare ancora in questa Unione? Certamente no se la compatibilità con le norme europee deve essere il fondamento di legittimità delle norme nazionali. Anche perché i veri legislatori di Bruxelles non li ha eletti nessuno.