Preservare la potenzialità vitivinicola territoriale. E’ l’obiettivo della nostra risoluzione presentata in commissione Agricoltura a Montecitorio in vista della cessazione, a partire dal 1 gennaio 2016, dei diritti di impianto viticoli.

Tra sei mesi in virtù del regolamento dell’Unione europea numero 1308/2013 i diritti di impianto viticoli saranno sostituiti con un sistema di autorizzazioni gratuite ma non trasferibili da un produttore ad un altro. Si va verso un sistema più rigido rispetto al precedente in quanto le autorizzazioni, non essendo trasferibili, non potranno essere rimesse in circolo. Il rischio è che a tale meccanismo ingessato si aggiunga una eccessiva frammentazione su scala regionale con riflessi negativi sull’intero potenziale produttivo. Per scongiurare questo pericolo vorremmo che la gestione delle autorizzazioni avvenga a livello nazionale attraverso un bando unico emanato dal ministero delle Politiche agricole, secondo un meccanismo semplice che punti all’assegnazione dell’intero plafond di titoli.

La superficie vitata nazionale ad oggi si estende su 654.823 ettari, negli ultimi 15 anni ha perso circa 120.000 ettari. In Umbria, tra il 2000 e 2010, le aziende che coltivano vite sono diminuite di circa il 53%. Con una perdita di circa 8/9000 ettari di vigna all’anno, il  sistema di autorizzazioni, che permetterà una crescita massima della superficie coltivata a vigna  pari all’1%,  è assolutamente insufficiente a conservare il potenziale viticolo italiano. La nuova normativa difficilmente potrà contenere il declino delle superfici vitate nazionali. Semplificare il meccanismo, mantenere una buona diversificazione produttiva, modificare il codice unico del vino e abbassare la tassazione, sono dunque i principali nodi da sciogliere a livello nazionale per sostenere con efficacia un comparto trainante del settore agricolo, molto apprezzato anche a livello internazionale. A livello regionale, mi auguro  che la Regione Umbria riesca a distribuire presto i diritti di impianto viticoli ancora inutilizzati (oltre 100 ettari) che altrimenti dal primo gennaio 2016 andranno persi. Altro intervento da perseguire, come sottolineato anche dall’Unione Italiana Vini, è fare chiarezza sulla durata dei diritti di reimpianto; il nostro obiettivo è quello di invitare le Regioni a non indicare la scadenza degli stessi, in questo modo saranno convertirli automaticamente in autorizzazioni senza perdere così potenziale produttivo.

NOTE TECNICHE:

Dal censimento dell’agricoltura umbra del 2010 emerge che le aziende che coltivano vite sono 11.154 coltivano vite e rispetto al precedente censimento, quello del 2000, sono diminuite notevolmente (- 53%), diminuisce invece in misura minore la superficie vitata (- 12%). In termini economici il vino continua a rivestire una certa rilevanza: è all’ottavo posto (tra i prodotti agricoli umbri) per valore economico della produzione (32,6 mln nel 2012; 35 mln nel 2011), anche se nel 2000 era al secondo posto, e contribuisce al 4,5% della produzione agricola in termini economici.

Dai dati ISTAT si legge che nel 2013 gli ettolitri prodotti di DOC si attestano a 258.300 hl mentre nel 2006 erano 355.221; sempre nel 2013 gli ettolitri di IGP 340.800 hl sono stati mentre nel 2006 erano 407.912. Lo stesso calo si rispechia anche nelle superfici destinate alla viticoltura, che per l’Umbria dal 2000 ad oggi vede una diminuizione di circa 2800 ettari con valori che adoggi sono di 7200 ettari per le DOP, 2400 per l’IGP e 3415 per il vino comune.