Venerdì 17 luglio ho effettuato un viaggio sulla ex FCU insieme ai rappresentanti del Comitato Pendolari FCU Alto Tevere, aderente al Coordinamento Comitati Pendolari Umbri, nella tratta che va da Sant’Anna a Città di Castello, al fine di “toccare con mano” i disagi che tanti pendolari che utilizzano quella linea sono costretti a subire ogni giorno, per non parlare di coloro che si servono della tratta da Terni a Ponte S. Giovanni .
I problemi sono arrivati sin dalla partenza, alle 9.39, dalla stazione Sant’Anna, poiché fino a Ponte San Giovanni la rete, nonostante i diversi milioni di appalto, non è elettrificata. Le vetture, datate 1986, sono tutte a diesel e si vede che necessitano evidentemente di una manutenzione straordinaria. Fino alla stazione di Pallotta, poi, la tratta sembrerebbe a doppio binario, un doppio binario che non funziona e la cui utilità è quindi molto dubbia. E pensare che la realizzazione di questo doppio binario è costata circa 12 milioni di euro, ma che non è mai stata completata. Arrivati a Ponte San Giovanni si nota che i lavori di riqualificazione della stazione sono fermi da tempo e ciò crea notevoli disagi ai viaggiatori siano essi di Trenitalia che della ex FCU e allo stesso tempo danneggia l’immagine del servizio ferroviario. Proseguendo si arriva poi ad Umbertide, dove c’è la officina di riparazione dei treni della ex FCU, in cui non si può fare a meno di notare i convogli “Pinturicchio” abbandonati da anni, oltre quello in sosta a Ponte S. Giovanni e che sembrerebbero essere costati oltre 19 milioni di euro. Dopo Umbertide inizia un lungo rallentamento, deciso dall’USTIF, organismo del Ministero dei Trasporti che controlla le ex ferrovie a gestione commissariale, che non permette ai convogli di superare i 50 km orari, poiché si viaggia si un tratto dell’infrastruttura ferroviaria non sicuro e nel quale due anni fa c’è stato un deragliamento. Infine, dopo un’ora e venti, per percorrere circa 70 km, si è giunti finalmente a Città di Castello.
È evidente che la situazione è veramente al limite della decenza, tralasciando la mancanza di aria condizionata nelle carrozze, i finestrini oscurati dai graffitari – che comunque hanno contribuito ad attenuare un po’ il solleone e il caldo di venerdì – e i sedili rotti. Oggi la proprietà delle exFCU, ora Umbria Mobilità, ricade sulla società Busitalia, mentre la infrastruttura ferroviaria è in mano ad una società ad hoc della Regione Umbria. A Busitalia chiederemo conto della situazione attuale, ma fino a ieri? Fino a ieri la responsabilità era totalmente in capo, prima alla Regione e poi alla famosa “Azienda Unica” che vedeva soci oltre la stessa Regione, i Comuni di Perugia, Terni, Spoleto, Città di Castello e le due Provincie di Terni e Perugia e che di certo oggi non può e/o non possono lavarsi le mani dalle responsabilità di non aver mai salvaguardato con sufficiente attenzione questa ferrovia, che proprio in questi giorni compie i suoi 100 anni, ma per la quale sembra, purtroppo, molto vicina, forse, la fine.