Si, enorme – questa la risposta che ho dato al convegno organizzato sul tema dal CNR – Oltre alla tecnologia, l’impiantistica, il supporto materiale, si deve parlare di quale informazione serve dare, a chi, quando e perché. Insomma, prima studiamo il metodo per interagire con il mondo agricolo, poi colmiamo il digital divide strumentale.
Vado subito a fare qualche esempio, più specifico al comparto agricolo che rispetto a quello alimentare è molti passi indietro. Esperienze raccolte vistando varie aziende agricole (una cinquantina) in questi quasi tre anni da deputato. Tra l’altro ne ho anche io una di famiglia. L’agricoltura italiana, come quella comunitaria, è assistita dai fondi dell’unione europea, che corrispondono circa al 38 % del bilancio comunitario. Questi poi si dividono in pagamenti diretti, misure di mercato e PSR (Piani di Sviluppo Rurale Regionale).
L’imprenditore agricolo, e non solo (qui si aprirebbe un altro capitolo su coloro a cui sarebbero destinati questi fondi); per poter accedere a questi fondi deve compilare una domanda che oggi è impossibile fare in autonomia e quindi si rivolge sempre a dei tecnici o a uffici particolari, ad esempio i CAA. Spesso però si sono riscontrati problema nella compilazione e in quel caso è inevitabile entrare in un ginepraio infernale. Il sistema di gestione delle domande è gestito da AGEA – organismo pagatore centrale – e da organismi pagatori regionali. Tutta la gestione informativa fa capo al SIAN, Sistema agricolo nazionale (sul quale so che il CNR ha anche lavorato ad una indagine per dare un parere circa il funzionamento dello stesso). Il SIAN contiene tante informazioni, tra cui il fascicolo aziendale, con tutti i dati dell’agricoltore, le colture ecc… Beh, ecco, oggi si parla tanto di innovazione ma credo che sarebbe opportuno creare un sistema semplificato in modo che, ad esempio, un agricoltore possa confermare le colture dell’anno passato con un semplice clic del pc o con il cellulare, insomma qualcosa di più rapido. L’agricoltore spesso non ha tempo, lavora tutto il giorno, e la sera è anche stanco per dedicare tempo ad una cosa che è macchinosa e complicata. Sarebbe anche carino che lo stesso agricoltore, da casa, potesse fare delle simulazioni, per capire quale è la combinazione migliore di colture, o la più redditizia. E quindi è evidente che c’è un grande lavoro da fare, garantire una gestione centralizzata migliore poiché spesso si incontrano difficoltà quando si ha a che fare con le regioni. In Italia abbiamo 20 gestioni agricole regionali diverse, quando il territorio nazionale è unico. Bisognerebbe almeno cercare delle aree omogenee perché magari un agricoltore lombardo ha regole diverse da un agricoltore veneto. Ed è per questo che al di la della tecnologia bisogna individuare il metodo. Poi tutte le strutture di sostegno verranno dopo.
Altra questione sono i controlli delle fitopatie. In merito all’olio (al di la delle inchieste per truffa di questi giorni), sapete tutti del problema della xylella; in quel caso si è partiti troppo tardi, nessuno sapeva niente ma magari l’agricoltore, avendo maggiore consapevolezza, magari attraverso un allert sul cellulare poteva per tempo essere informato sulle azioni da mettere in campo in maniera preliminare, così da intervenire e non arrivare alla situazione disastrosa che è oggi. Questo vale anche per la crisi sull’olio dell’anno scorso causata dalla mosca olearia. Sicuramente con dei metodi studiati ad hoc un agricoltore poteva, intervenendo per tempo, limitare o evitare i danni. Purtroppo l’agricoltore non è quasi mai informato in maniera tempestiva, anche i tecnici di supporto non sono sempre informati, e non sempre i tecnici possono raggiungere gli agricoltori in tempo reale, e non tutti gli agricoltori si rivolgono a un tecnico… quindi la tecnologia tramite mail o cellulare potrebbe aiutare ed essere utile in questi casi particolari e importanti.
Stessa cosa per la zootecnia. Abbiamo avuto epidemie di blue-tongue, di IBR, di peste vescicolare. Abbiamo diversi centri zooprofilattici in Italia, che posseggono tutti informazioni differenti difficili da mettere insieme e quindi difficili da fruire. Perché non si può accentrare il sistema, dare un allert a tutti gli agricoltori, quelli che lo fanno per professione almeno, visto che sono comunque un numero limitato e facilmente raggiungibile? Tutti questi nominativi sono già nel data base del SIAN e che quindi possono essere potenzialmente raggiunti in automatico, anche coinvolgendo le regioni. È necessario quindi costruirla, una Rete.
Solo che prima di comperare gli strumenti bisogna capire cosa bisogna dare all’agricoltore, che informazioni passare ed in che modo darle. Perché magari un’azienda risicola non ha bisogno di informazioni relative alla vite e così via
Un altro esempio può essere fatto citando un problema sorto quest’estate nel distretto del pomodoro al sud: il pomodoro che partiva dal campo era meno (in quantità) di quello che arrivava alle industrie del pomodoro. Quindi tutti i dati erano rispettati tranne le quantità, ma la materia non sparisce, però se si mettono due ruote fuori delle bascula questo è possibile. Penso che sarebbe semplice mettere in campo un sistema in grado di indicare il percorso del camion che trasporta il raccolto, magari introducendo un sistema di peso automatico sul cassone del camion che viene comunicata all’agricoltore, il quale può così verificare in tempo reale se è tutto sotto controllo o se c’è una grande discrepanza con il dato della pesa “ufficiale” della fabbrica alla quale la merce viene consegnata.
La tecnologia serve all’agricoltura, è evidente, ma l’importante è sapere cosa si vuole fare, come e quando. E questo ci aiuta anche nei controlli.
Un’altra cosa che si sta sviluppando è l’agricoltura di precisione. Adesso con GPS, fotocellule e telecamere possiamo sapere a quale pianta dare un determinato trattamento e a quale no. Ma i nostri agricoltori sono pronti ad usare in maniera ottimale questi strumenti? Chi può insegnare loro ad usarli?
È necessario quindi diffondere la conoscenza ed intraprendere un percorso per far sì che conoscenze trasmesse e strumenti a disposizione degli agricoltori sia utilizzati al meglio. Quindi è fondamentale anche la formazione. L’apparato agricolo è “anziano”, si sta rinnovando ma ha bisogno di tempo e per far si che non si disperda l’esperienza ma sia rinnovata l’esecuzione e facilitato il lavoro, con una battuta : per ogni ettaro meno trattore e più cervello.
Credo che bisognerebbe intanto aprire un tavolo di discussione composto dalle associazioni di categoria, dal Ministero, dai veterinari, dagli agronomi, dagli agrotecnici, dagli organismi pagatori, dalle regioni, da tutti gli attori coinvolti nel sistema agricolo, così da individuare un sistema di informazione centralizzato, magari partendo dal progetto Rete Rurale, che funga veramente e concretamente da supporto a chi vuole fare il nuovo imprenditore agricolo .
Sin da adesso metto a disposizione di tutti per portare avanti questo progetto. Nel mio piccolo, per l’Umbria ho lanciato da qualche mese un esperimento, un portale www.agricoltoriumbri.it dove mi premuro di comunicare i bandi che escono in regione relativi all’agricoltura, i bandi di AGEA, attraverso il quale invio i bollettini del servizio fitosanitario regionale agli agricoltori che si iscrivono alla newsletter. Ma faccio tutto in completa autonomia per anche testare la recettività. Credo che sia la strada giusta , sicuramente da strutturare, perfezionare, centralizzare e anche regionalizzare. Insomma credo che si debba individuare un progetto preciso, poi colmare il digital divide tecnologico, fornendo agli agricoltori la conoscenza e poi gli strumenti necessari per accedervi.