Non bastavano mosca olearia e batterio Xylella, ora ci si mette pure la politica, dal Pd al Ppe, a far danno all’olivicoltura di casa nostra”. Così ho commenta l’esito della votazione in commissione Commercio Internazionale del Parlamento europeo che ha appena approvato l’importazione senza dazi nell’Unione di una quota annua di 35.000 tonnellate di olio d’oliva dalla Tunisia. Quota che si somma alle 56.700 tonnellate annue già previste dall’accordo di associazione Ue – Tunisia.

Si tratta di una misura in vigore per due anni che danneggerà fortemente la nostra produzione. L’aumento delle importazioni dalla Tunisia avrà un impatto pesantissimo sulla nostra olivicoltura. Come ha detto recentemente il presidente della Camera di Commercio di Perugia, Giorgio Mencaroni, l’olio rappresenta un biglietto da visita per l’immagine e la promozione dell’Umbria, ora a rischio per questa scellerata decisione europea. Sconcerta che gli europarlamentari italiani, con la sola eccezione del M5S, non abbiano difeso il nostro oro verde.

Questa decisione, già oggetto di una mia critica scritta al Governo già dallo scorso settembre, arrivi dopo la crisi causata dalla mosca olearia: “I nostri produttori si stavano appena affacciando ad una stagione di svolta dopo la crisi del 2014, erano pronti a scommettere nuovamente su innovazione tecnologica e valorizzazione della biodiversità ed ora gli arriva la tegola dell’importazione senza dazi di ingenti quantità di olio dalla Tunisia”.

Un colpo “basso” per Umbria “dove registriamo circa 24mila aziende agricole che coltivano olivo, per un totale di 30mila ettari di oliveti, di cui una importante percentuale riconosciuta come Dop Umbria che con le sue 5 sottozone è la terza per dimensione in Italia. Un patrimonio che sarà sottoposto ad una concorrenza spietata a causa dell’ennesima assurdità in salsa europea, sostenuta dagli europarlamentari Pd. Tutto ciò mentre il Piano Olivicolo Nazionale giace ancora dimenticato nei cassetti del ministro Maurizio Martina. La conclusione è solo una: il presente e il futuro dell’olivicoltura umbra e italiana non sembrano interessare al partito democratico di governo.