Sebbene esistano diverse definizioni dell’Agricoltura di Precisione, Pierce e Novak (1999) l’hanno sinteticamente descritta così: “un sistema che fornisce gli strumenti per fare la cosa giusta, nel posto giusto, al momento giusto”, dove per “cosa giusta” si intende un intervento agronomico classico. Le recenti innovazioni tecnologiche hanno però portato ad un ampliamento delle opportunità di intervento e si può quindi estendere tale definizione.
L’Agricoltura di Precisione (AdP) è, quindi, un sistema di gestione integrato da osservazioni, misure e azioni, correlate a fattori e variabili dinamiche negli ordinamenti produttivi. Gli obiettivi sono ottimizzare l’efficienza della produzione agricola, la qualità dei prodotti e la redditività e aumentare la sostenibilità climatica e ambientale.
Ad esempio tecnologie specifiche, insieme allo sviluppo di software ed algoritmi dedicati, forniscono i supporti alle decisioni nella gestione delle pratiche agricole per ottimizzare la produzione nei sistemi colturali arborei ed erbacei, mentre in zootecnia l’AdP abilita l’interoperatività tra le variabili di origine animale e le pratiche appropriate di allevamento. In selvicoltura può fornire strumenti per il monitoraggio e la valutazione delle risorse forestali, la prevenzione e lotta agli incendi, il censimento e la tracciabilità delle produzioni forestali.
Sul versante della sostenibilità ambientale ad esempio, tramite l’ottimizzazione degli input, si ottiene una sensibile riduzione di fitofarmaci e fertilizzanti con conseguente miglioramento dell’acqua e dell’aria. Così come una riduzione dei volumi di acqua per l’irrigazione. Si migliora l’esecuzione dei lavori e l’intensità, annullando errori e massimizzando il profitto (es. guida automatica). I nuovi sensori infatti ci permettono una distribuzione controllata in base al reale fabbisogno della coltura (acqua, fertilizzanti, fitofarmaci) così come il monitoraggio in tempo reale dello stato di salute delle colture, controllo dell’insorgenza di fitopatogeni o condizioni ambientali, nel complesso si ottiene una riduzione della pressione esercitata dai sistemi agricoli sull’ambiente. Ad oggi numerose sono le possibilità. Per le colture erbacee (grano, mais, pomodoro, riso, ecc..), si possono usare mietitrebbia con mappe di produzione (quanti metri, sistemi GNSS); spandiconcime a rateo variabile; tramite telerilevamento con satelliti, droni, sensori prossimali su trattrici per fertilizzazione, diserbo e irrigazione. Per le colture arboree (agrumi, melo, olivo, pero, pesco, ecc..) oltre ad applicazioni condivise con le colture erbacee, è possibile il monitoraggio di infezioni/infestazioni e operazioni colturali come diradamento/controllo accrescimento frutti dopo verifica ottica prossimale o irrigazione di precisione. Per la viticoltura ad esempio è possibile elaborare mappe di vigore per scelte vendemmiali, di resa e/o parametri qualitativi (maturazione uve); è possibile usare sensori di rilevamento ad alta definizione da piattaforme aeree, droni pilotati e infine monitorare lo stato fitosanitario del vigneto e valutare le fisiopatie. In selvicoltura è possibile il monitoraggio e valutazione delle risorse forestali (GNSS, droni, prossimale), il monitoraggio, prevenzione e lotta agli incendi censimento e tracciabilità dei prodotti forestali (RFID, ecc..). In zootecnia gli strumenti dell’agricoltura di precisione possono individuare patologie e gestire l’alimentazione, ad esempio sui suini si può avere una stima del peso, gestire l’alimentazione, individuare la tosse, mentre per i polli si può avere il conteggio automatico delle uova, o l’identificazione/ispezione carcasse. Per i pesci e molluschi è realizzabile la selezione e gestione degli stock.
Nonostante siano evidenti le potenzialità e ormai nella maggior parte dei casi, conosciute e sperimentate le tecnologie, la diffusione dell’AdP in Italia rimane molto limitata rispetto alla situazione internazionale ad oggi solo l’1% della superficie agricola coltivata in Italia vede l’impiego di mezzi e tecnologie di Agricoltura di Precisione quindi, ci sono enormi margini di espansione. La ragione non sta di certo dal lato dell’offerta di tecnologie presenti nel mercato in Italia. Possiamo dire, infatti, che il nostro Paese non ha niente da invidiare agli altri mercati europei e tutte sono state testate sperimentalmente da Enti di ricerca. Sono infatti disponibili: GNSS (sistemi globali di navigazione tramite satellite) affidabili, precisi, 3 flotte di satelliti, correzioni sempre più accurate; SISTEMI DI GUIDA semiautomatici e in alcuni casi anche automatici con monitor di grandi dimensioni; MAPPATURA DELLE PRODUZIONI su colture estensive, industriali e vite; SENSORI per la rilevazione degli indici di vegetazione delle colture, sensori “on the go”; ISOBUS per trattori e operatrici; OPERATRICI A FUNZIONAMENTO VARIABILE in grado di leggere mappe di prescrizione per tutte le operazioni colturali; OPERATRICI MECCATRONICHE in grado di modificare in tempo reale la loro funzionalità sulla base delle variabili condizioni di lavoro; SISTEMI DI TELEMETRIA concepiti soprattutto per ragioni logistiche e di assistenza tecnica alle macchine per i rivenditori.
Una delle ragioni, quindi, potrebbe essere ricercata nella meccanizzazione agricola molto spinta in Italia, con parco macchine agricole composto da oltre 1.700.000 trattrici. La consistenza è oggettivamente imponente: se consideriamo che il parco trattrici mondiale è stimato dalla FAO in oltre 27 milioni di unità, l’Italia risulterebbe coprire da sola il 6,3% del totale dei trattori presenti sul pianeta e sarebbe superata solamente agli USA e al Giappone. Considerando la ridotta superficie arabile e il grande numero di trattori, la superficie dominata da un trattore è una delle più basse al mondo (4 ha/trattore). Per contro l’Italia è anche il terzo produttore al mondo di trattori e di macchine agricole alle spalle solamente della Germania e degli USA. I trattori immatricolati all’anno sono attualmente meno di 20.000 unità. Le mietitrebbiatrici presenti sono circa 30.000 con vendite annuali di circa 300 unità. Analogamente si può dire per le principali macchine semoventi e le attrezzature per la distribuzione. Con questi dati, anche se stimati, emerge come il ricambio completo del parco macchine avvenga in periodi troppo lunghi tali da rendere le macchine esistenti tecnicamente obsolete, poco economiche e pericolose dal punto di vista della sicurezza. L’età media dei trattori è di 20 anni e solo il 22% ha un’età inferiore ai 10 anni.
Il problema, allora è diffondere le nuove tecnologie; incentivarne e promuoverne l’utilizzo in campo agricolo, e allo stesso tempo formare gli agricoltori e i conto-terzisti. Nello specifico le mietitrebbia con sistema di mappatura delle produzioni operanti sono circa 1.600 e coprono il 10% della superficie destinata alla cerealicoltura. Il 30% delle falcia-trinci e caricatrici semoventi vendute attualmente ha sensori per monitorare la resa, l’umidità e qualità del prodotto trinciato. I sistemi di guida con GNSS è il settore “driver” in cui i volumi di affari sono attualmente più alti. I kit di guida con barra e led luminosi da installare sui trattori già esistenti (after market) sono il 7-8% dei trattori venduti annualmente. I sistemi guida semi-automatica venduti sui trattori nuovi registrano un sensibile aumento in questi ultimi 3 anni e la loro diffusione si aggira attorno all’1% dei trattori venduti ogni anno (meno di 300 unità/anno). I sistemi ISOBUS non hanno visto grande sviluppo, mentre le irroratrici e i dispositivi per il controllo delle sezioni venduti in questi ultimi 2 anni after market e quindi su macchine esistenti sono circa 200 (6%), nelle nuove macchine sono circa il 4-5% sul totale dei mezzi venduti annualmente. Solo il 10% degli atomizzatori a getto mirato per vigneti prevedono la chiusura delle sezioni e controllo del ventilatore elettroidraulico soprattutto nelle zone sensibili nelle fasce di rispetto (direttiva 2009/128/CE). Solo il 10% spandiconcime venduti all’anno (circa 150 unità) sono equipaggiati con sistemi meccatronici di controllo delle bordure, monitor e sistemi di trasmissione del moto non meccanici. Per quanto concerne l’irrigazione, la quasi la totalità degli impianti ad ala articolata e il 30% degli irrigatori mobili presentano sistemi di controllo remoto. La distribuzione a dose variabile con i principi dell’AdP (attraverso le mappe di prescrizione) viene applicata realmente da non più di 200 aziende in tutta Italia e solo per quanto riguarda il controllo della concimazione sia minerale che organica.
Infine, occorre dire che tali tecnologie ad oggi si ammortizzano con aziende medio-grandi, quindi, visto il panorama italiano con aziende medie di 8,4 ha di superficie e poca aggregazione, aggiunge difficoltà alla diffusione di queste tecnologie, ad ogni modo oggi siamo all’1% di diffusione e anche se non potremmo arrivare al 100%, si potrebbero certamente raggiungere obiettivi importati, anche perché aumentare la sostenibilità del modello agricolo italiano attraverso l’innovazione è una delle sfide più importanti dei prossimi anni, per consentire all’Italia di incrementare le produzioni agricole di qualità e mantenere il primato di agro-biodiversità che ci contraddistingue.