Il Museo Paleontologico di Pietrafitta, inaugurato nel luglio 2011 e chiuso nel 2015, costituisce una collezione di fossili di inestimabile valore scientifico e, per il numero di specie presenti, è considerato uno dei più importanti patrimoni paleontologici a livello europeo. Peccato che il museo in questione risulti, ancora ad oggi, chiuso al pubblico nonostante al suo interno siano presenti tutti i preziosissimi reperti. Una situazione intollerabile, soprattutto alla luce delle ingenti risorse di denaro pubblico utilizzate per la realizzazione di questa esposizione permanente.
Ho voluto fare chiarezza tramite un’interrogazione presentata lo sorso febbraio al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Dopo la mia richiesta, la Soprintendenza ha dichiarato la propria disponibilità a sostenere i costi delle utenze del museo, risorsa che si è rivelata preziosa per il mantenimento in buono stato di conservazione dei fossili presenti. Ma rimane ancora un nodo da sciogliere, come hanno confermato lo stesso sindaco di Piegaro, Roberto Ferricelli, e il consigliere comunale 5 Stelle, Stelvio Olivi, in seguito a un proficuo incontro avuto con entrambi per discutere di una questione rimasta ancora in sospeso. “Dalla perizia di stima del compendio immobiliare che custodisce i reperti, chiesta dal commissario liquidatore della società Valnestore s.r.l., è emersa infatti una valutazione dello stesso di circa 67mila euro: un valore molto inferiore al costo di realizzazione, pari a circa 3 milioni di euro, dovuto anche alla natura di ente privato del fabbricato vincolato urbanisticamente a destinazione museale, che limita ogni ipotesi di riconversione e restringe qualsiasi trattativa patrimoniale.
Da ulteriori valutazioni tecniche risulta che lo spostamento dei fossili conseguente alla vendita dell’immobile avrebbe un costo uguale, se non superiore, a 67mila euro e che, pertanto, sarebbe opportuno che lo stesso Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo procedesse ad acquistare il compendio museale, al fine di consentire agli enti locali interessati di riattivarne la gestione.
Tale proposta dovrebbe essere valutata con urgenza in considerazione dell’imminente deposito delle scritture contabili della società Valnestore, presso il tribunale di competenza. A fronte di un costo così esiguo ho presentato, insieme alla collega Tiziana Ciprini, una seconda interrogazione indirizzata proprio al Mibact per chiedere di procedere all’acquisto del fabbricato museale, al fine di consentire alla collettività la fruizione di un patrimonio paleontologico così prezioso e raro.
Continueremo a monitorare la situazione e a fare pressing fino a che non avremo la certezza dell’impegno concreto da parte del Governo per risolvere la spinosa questione e ripristinare l’apertura del museo, risorsa indispensabile ad incentivare l’attività turistica nei territori della Valnestore.