A gennaio ho incontrato per la prima volta Enrico Ciccola, titolare del calzaturificio ROMIT a Montegranaro, provincia di Fermo. Visitare l’azienda in piena attivita’ mi ha fatto capire ancora meglio quanto lavoro, cura e dedizione ci sono dietro ad un prodotto 100% italiano.  A Enrico ho ribadito il mio impegno, e certamente quello del Movimento, a portare avanti la questione del made in, oggi più che mai di interesse nazionale come ho già affermato in un precedente articolo.

Oggi sono tornato nel distretto calzaturiero di Montegranaro e Macerata per conoscere altre aziende della filiera delle scarpe e quindi altri aspetti della loro lavorazione: la tomaia ( prima foto ) e il mocassino ( seconda foto)..

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Perchè sono state scelte queste due lavorazioni? Perchè richiedono oltre che esperienza anche molta manodopera! La prima fabbrica (tomaificio) riesce a produrre circa 200 paia di tomaie giornaliere con 25 persone e la seconda (mocassini) circa 190 paia.

Considerato che per l’azienda il costo medio per lavoratore e’ di circa 3000 euro e’ evidente che spostare tali lavorazioni in paesi dove il costo della manodopera e’ di molto inferiore risulta estremamente vantaggioso per l imprenditore; non solo, la vigente normativa comunitaria sul made in gli consente anche di apporre il marchio ” made in italy” dal momento che alcune fasi, ancorché marginali, della produzione avvengono in italia.
A questi imprenditori ho detto grazie per l etica, la professionalità e il rispetto per il territorio, inteso quale patrimonio di competenze e di valori che si tramandano da generazioni.

Tra l’altro, operazioni così di alta specializzazione, come orlature e cuciture, vengono fatte da donne e non più giovani. Senza un aiuto dallo Stato, con un puntuale sgravio fiscale sul costo del lavoro e interventi per il trasferimento del know-how, si rischia di far chiudere le aziende sia per la concorrenza sleale sui costi della manodopera, fatta dagli altri Paesi, che per mancanza di operai specializzati. Se non vogliamo delocalizzazioni occorre intervenire subito e come rappresentante del M5S farò pressione al Ministro Calenda su questa questione.

Al tavolo della discussione con altri imprenditori ho anche illustrato la mia idea di mozione per attivare un’unione rafforzata per la questione del made in. Idea che ha trovato accoglimento e che Enrico porterà all’attenzione di tutto il settore calzaturiero per far pressione sia in Italia che a Bruxelles.

Una cosa che mi ha stupito è che molto made in Italy va in Cina ed è molto apprezzato, tanto apprezzato che tecnici cinesi vengono ad ispezionare le fabbriche italiane per controllare che quello che viene venduto da loro è veramente fatto in Italia. E’ incredibile che la Cina non voglia essere ingannata sul made in Italy mentre in Europa puo’ entrare di tutto e non vi è la volontà del Consiglio di difendere il made in.

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Ringrazio Enrico Ciccola per farmi conoscere il mondo delle calzature e per l’ impegno che mette a tutela del made in Italy e che adesso porterà avanti come nuovo Presidente dei calzaturieri di Fermo. Ringrazio anche il tomaificio Luciana di Magliano di Tenna (Fermo) così come il Calzaturificio Men’s Shoes di Corridonia (Macerata) che hanno avuto la pazienza e la gentilezza di spiegarmi il loro lavoro.