Il Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile 2018 (ASviS), nata due anni e mezzo fa per diffondere la cultura della sostenibilità e la conoscenza dell’Agenda 2030, fa il punto sullo stato di avanzamento dei Paesi europei e dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Guardando ai dati disponibili e alle azioni concrete assunte negli ultimi tre anni, comincia a diventare evidente che difficilmente l’Europa e l’Italia rispetteranno gli impegni presi. Questo perché, accanto a significativi avanzamenti, ad esempio sul piano degli investimenti nelle energie rinnovabili o della lotta all’uso indiscriminato della plastica, si osservano preoccupanti inversioni di tendenza su temi come la fame e l’insicurezza alimentare, le disuguaglianze, la qualità degli ecosistemi, per non parlare dei danni crescenti dovuti ai cambiamenti climatici e dell’aumento dei flussi migratori dovuti agli eventi atmosferici estremi causati da questi ultimi e dai tanti conflitti in atto in molte aree del mondo. Nonostante l’Unione europea sia l’area del mondo più avanzata in termini di benessere socio-economico-ambientale, il progresso verso gli obiettivi di sostenibilità è troppo lento e in alcuni casi assente: d’altra parte, le Istituzioni europee non hanno ancora indicato in concreto le modalità con cui intendono assumere l’Agenda 2030 come quadro di riferimento di tutte le politiche.

Per quanto concerne l’Italia gli indicatori elaborati dall’ASviS, sia a livello nazionale, sia per le diverse regioni, confermano la condizioni di miglioramento in otto aree: alimentazione e agricoltura sostenibile, salute, educazione, uguaglianza di genere, innovazione, modelli sostenibili di produzione e di consumo, lotta al cambiamento climatico, cooperazione internazionale. Tuttavia, si assiste ad una situazione negativa nella maggior parte delle regioni, dovuta all’aumento dell’abusivismo edilizio: l’Umbria, ad esempio, è tra le regioni che registrano il decremento più significativo a causa del peggioramento della qualità delle abitazioni e dell’aumento del numero di persone che vivono in abitazioni sovraffollate.

Da questo quadro generale si evince quindi che è necessario un cambio di rotta, così come la scelta culturale per lo sviluppo sostenibile, che rappresenta un elemento vitale per modificare i modelli attuali di produzione e di consumo, con positivi effetti economici, sociali e ambientali.