Ieri il Consiglio dei ministri dell’agricoltura ha raggiunto un accordo di massima che adesso andrà concordato con Parlamento e Commissione; la nuova riforma entrerà in vigore il primo gennaio 2023 al termine dei due anni di transizione dei quali abbiamo già parlato. La prima novità è che i fondi PAC saranno assegnati per obiettivi anziché in base ad una mera conformità. Ogni Stato Membro dovrà presentare un Piano strategico nazionale per l’attuazione degli interventi a seguito di un analisi dei fabbisogni e le Regioni potranno attuare gli interventi attraverso gli strumenti dello sviluppo rurale.
Una percentuale minima del 30% delle spese del II pilastro (Sviluppo Rurale) dovrà essere destinata a misure agro ambientali, ed almeno il 20% delle risorse del I pilastro (pagamenti diretti), dovranno essere allocate a schemi ecologici, ovvero a misure come l’inerbimento dei frutteti, la riduzione dei fitofarmaci e fertilizzanti, i metodi di agricoltura biologica e ulteriori pratiche agricole benefiche per l’ambiente. Per verificare il funzionamento della misura ci sarà una flessibilità iniziale: per i primi 2 anni le risorse non spese tornano nel plafond PD, per gli altri anni tornano a bilancio UE.
Gli Stati membri potranno definire l’agricoltore attivo; per i giovani agricoltori potranno beneficiare di un contributo per iniziare l’attività fino a 100.000 euro e per i piccoli agricoltori è prevista maggiore semplificazione e l’esonero da eventuali tagli dei pagamenti diretti necessari per costituire una riserva anticrisi. Inoltre si prevede la possibilità di destinare una piccola percentuale dei pagamenti agli agricoltori per costituire un fondo con funzioni assicurative nel caso di eventi avversi (1% dei PD).
La risaia non sarà condizionata dalla rotazione, viene ampliata la lista delle culture che potranno essere sostenute con il contributo accoppiato e la dotazione prevista sarà del 13% del PD + 2% per le culture proteiche. E’ previsto il capping a 100 mila euro ma si potrà detrarre il costo del lavoro anche da contoterzismo.
Infine su OCM olio vi è lo stralcio del tetto di contribuzione del 5% sul valore produzione e diritti di impianto saranno convertibili in autorizzazioni fino al 2022 poi andranno in plafond nazionale da ridistribuire probabilmente entro il 2025.
Ora si dovrà trovare un accordo con il Parlamento e la Commissione prima di avere il testo definitivo.