“Prefigurare scelte e politiche aventi una visione complessiva dell’agricoltura italiana”. È questo l’obiettivo dell’emendamento che ho presentato all’articolo 117 della Costituzione al disegno di legge di riforma costituzionale in discussione in questi giorni nell’aula di Montecitorio.
È fondamentale che l’agricoltura si sviluppi in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale in base alle diverse peculiarità regionali ma in modo tale che nessuno resti indietro con i piani di sviluppo rurale e con i contributi garantiti dalla PAC alle regioni. È per questo che la nostra azione in parlamento, sin dall’inizio, è volta a far sì che lo stato giochi un ruolo centrale nella realtà agricola, a cominciare da un piano di sviluppo rurale nazionale che affiancherà quello delle singole regioni. L’agricoltura, come molti altri settori in Italia, non può essere lasciata in mano agli assessori regionali che, purtroppo, tirano l’acqua al proprio mulino anziché pensare alla nazione come interezza, all’occupazione e alla strategia d’insieme del mondo agricolo nazionale che non riesce ad essere valorizzato nella maniera migliore anche a causa di questo frazionamento tra le diverse regioni. Un frazionamento di metodo che, inevitabilmente, porta ad uno sviluppo inefficace di quello che potrebbe essere, invece, il settore trainante della nostra economia.