Dopo un percorso un po’ complesso, finalmente è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto per la definizione dei requisiti minimi per le attività di agricoltura sociale. Questo provvedimento apre le porte alle potenzialità di sviluppo di welfare rurale, facilitando l’attivazione di servizi per le comunità locali.
Nel nostro Paese ci sono migliaia di realtà molto diversificate che avranno finalmente un punto di riferimento per le proprie attività in ambito sociale: c’è chi si occupa di persone con problemi di dipendenza (droga e alcool in particolare), oppure chi si dedica a orto-terapia, ippoterapia e altre attività con disabili fisici e psichici di diversa gravità. Inoltre, ci sono realtà che seguono il reinserimento sociale e lavorativo di persone emarginate (minori a rischio, disoccupati di lunga durata, ecc.), che puntano allo sviluppo di un’attività agricola volta al miglioramento del benessere e della socialità, oppure alla creazione di agria-sili: grazie a questo provvedimento l’agricoltura offre nuove forme di inclusione, riscatto e valore sociale.
Il Decreto chiarisce finalmente che le aziende agricole in forma singola o associata e le cooperative sociali, il cui reddito da attività agricola debba essere superiore al 30% del totale, possano essere riconosciute come soggetti che erogano servizi di agricoltura sociale.