L’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) è stata istituita attraverso gli Accordi di Marrakech il 15 aprile 1994, durante l’Uruguay Round, trasformando il precedente Accordo generale sulle tariffe doganali e il commercio denominato GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) in un’organizzazione internazionale dotata di personalità giuridica. La governance dell’OMC si divide in organi amministrativi e organi decisionali, che rappresentano gli Stati membri. Nell’OMC ogni Stato membro dispone di un voto. Le decisioni in seno ai vari organi dell’OMC vengono adottate di norma per consensus. In via residuale, quando non si raggiunge il consensus, si ricorre alla maggioranza dei voti espressi;
Fatta questa premessa, l’Unione europea ha aderito all’OMC dal 1 gennaio 1995, e ne fa parte contemporaneamente a tutti i suoi stati membri. In seno all’OMC ed in determinati settori la Commissione europea rappresenta tutti gli stati membri dell’Unione, in quanto quest’ultima si caratterizza, tra le altre cose, come unione doganale. Il 12 dicembre 2001 la Cina è entrata a far parte dell’OMC attraverso la sottoscrizione di un accordo di accesso.
Nonostante la Cina sia stata ammessa nell’organizzazione, non ha ricevuto il riconoscimento di economia di mercato. Questo ingresso ha vincolato il colosso asiatico all’adozione di tutta una serie di complesse misure economiche e prevede la facoltà per tutti i paesi OMC di trattare la Cina come un’economia di stato fino al 2015. Lo status di economia di mercato (MES) ha a che vedere principalmente con le procedure anti-dumping che gli altri membri dell’OMC possono applicare nei confronti di questo Stato, derogando parte degli accordi presi in seno all’OMC. Quando un’economia non di mercato come la Cina viene sospettata di esportare beni a prezzi inferiori al costo di produzione o a quelli praticati sul mercato nazionale, le autorità inquirenti calcolano il margine di dumping (differenza tra prezzo equo e prezzo di dumping) basandosi non già sui prezzi del paese oggetto dell’indagine, ma su quelli rilevati in una nazione dalle condizioni economiche simili alla quale sia stato però concesso il MES: uno dei casi più celebri, ad esempio, è quello che vide l’Unione Europea applicare alle biciclette provenienti dalla Cina i criteri su prezzi e produzione utilizzati in Messico. Il mancato riconoscimento del MES, quindi, porrebbe le società cinesi in una posizione di svantaggio, peraltro spesso minimizzata dal Parlamento Europeo.
Bruxelles aveva già rimandato al mittente le richieste di Pechino nel 2004, mentre nel 2006 una domanda individuale avanzata dalle imprese cinesi del settore calzature era stata rifiutata. Oggi però, come recita l’articolo 15 dell’accordo di accesso all’OMC sembrerebbe prevedere, seppure con interpretazioni discordanti, che la maggior parte delle suddette deroghe dovrebbero decadere dopo 15 anni dall’ingresso della Cina nell’organizzazione, ovvero nel dicembre 2016. Questo ingresso da parte della Cina nell’OMC aprirebbe all’ingresso di numerosi prodotti senza misure anti-dumping e, al momento nessuno sa quali saranno le ripercussioni sul prezzo di numerosi prodotti.
Per questo vogliamo impegnare il Governo ad attivarsi, nelle opportune sedi istituzionali, siano esse interne all’Unione Europea o nell’ambito della partecipazione diretta o indiretta all’OMC, affinché la Cina non venga riconosciuta come economia di mercato e non far decadere le misure protettive interne all’Unione Europea, in particolare per i settori chiave dell’economia italiana, che il riconoscimento delle Cina quale economia di mercato comporterebbe.