Notizia di questi giorni: il prezzo dei cerali scende. Come noto, i cereali sono i vegetali più coltivati al mondo e i prodotti derivanti dalla loro trasformazione costituiscono da sempre gli alimenti “di base” per l’organismo umano. Quelli utilizzati prevalentemente nell’alimentazione umana sono: il frumento o grano ed il riso, mentre il granoturco o mais, l’avena, l’orzo, la segale ed il sorgo sono per lo più impiegati per alimentazione zootecnica.
Il frumento è ampiamente ritenuto il cereale più importante per l’alimentazione umana e le specie più diffuse, quali il Triticum durum o grano duro e il Triticum aestivum o grano tenero, vengono utilizzate per la produzione di alimenti di consumo quotidiano quali la pasta, il pane e gli altri prodotti da forno;
Relativamente al grano duro, la Borsa Merci Italiana dopo la sostanziale stabilità registrata negli scorsi mesi di ottobre e novembre ha evidenziato una nuova fase di ribassi dei prezzi all’ingrosso, dovuta allo squilibrio tra domanda piuttosto contenuta da parte dell’industria molitoria ed ampia disponibilità di prodotto sul mercato, disponibilità destinata ad aumentare se si considerano le attese per il 2016 derivanti dalla crescita delle semine.
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le quotazioni del duro fino, analizzate tramite il FINC (indicatore sintetico prezzi all’ingrosso), si sono attestate a dicembre sui 266 €/t, in calo del 2,7% rispetto a novembre; sempre pesante il divario rispetto alla scorsa annata, con i prezzi attuali più bassi di oltre il 30%. I cali, peraltro, sono proseguiti anche nelle rilevazioni di apertura del 2016. Sebbene più contenuti rispetto al frumento, anche le quotazioni della semola hanno subito a dicembre dei ribassi, in particolare nella seconda parte del mese, chiudendo il 2015 sulla piazza di Bologna sui 474-480 €/t ed accusando un calo rispetto allo scorso anno del 20% circa;
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i dati mostrano che anche il mercato del frumento tenero nazionale è ancora bloccato, segnato da pochi scambi e dalla conseguente stabilità delle quotazioni dei frumenti panificabili. I prezzi del panificabile, analizzati tramite il FINC, sono rimasti fermi sulla soglia dei 185 €/t, cedendo appena lo 0,1% rispetto a novembre ma risultando più bassi del 6,9% rispetto allo scorso anno. Invariate anche le quotazioni dei frumenti di forza, stabili sui 240 – 260 €/t (CCIAA Milano) e praticamente in linea rispetto allo scorso anno. Sostanziale stabilità anche per il frumento tenero panificabile di provenienza comunitaria, attestato sui 192 €/t (-1,4%) ma in calo dell’8,9% rispetto a dicembre 2014 (CCIAA Milano). Anche lo scenario mondiale al momento non presenta elementi di tensione sul fronte dei fondamentali della domanda e dell’offerta, con quest’ultima stimata dall’USDA nel suo report di dicembre, sul valore record di 735 milioni di tonnellate, a fronte di consumi attesi poco sotto i 720 milioni di tonnellate e stocks sui 230 milioni di tonnellate (+8,5%). Anche sul mercato internazionale si riscontra un segnale di debolezza. Nello specifico, le quotazioni del frumento tenero sono rimaste per tutto dicembre sotto la soglia dei 500 cent $/bushel, portandosi a fine mese sui 470 cent $/bushel. Stessa situazione nel mercato francese con valori del frumento duro sotto la soglia dei 270 €/t (France AgriMer);
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l’organizzazione di filiera appare indispensabile quindi anche nel settore cerealicolo sia per affrontare le sfide del mercato globale che per negoziare con più forza con la parte industriale; attualmente l’aggregazione della produzione agricola viene realizzata infatti da intermediari, ovvero soggetti terzi rispetto agli agricoltori che hanno scarso interesse a valorizzare sia qualitativamente che economicamente le produzioni, i quali gestiscono le relazioni con il mercato finale e i rapporti con l’industria per le produzioni cerealicole destinate alla trasformazione.
Per questo credo che sia urgente promuovere ogni strumento volto a favorire l’aggregazione nel settore cerealicolo, anche attraverso l’attivazione immediata di un tavolo di filiera e l’istituzione di una Commissione Unica Nazionale per il mercato dei cereali. Questo per affrontare al meglio le sfide della globalizzazione, che piaccia o no e permettere alla filiera aggregata di efficentare la produzione e avere una voce unica nei rapporti con la trasformazione.