Tutte le volte abbiamo sentito parlare di tagli alla spesa pubblica, di abbassare le tasse, rimuovere le inefficienza ecc ecc. Bene, dovete sapere che qualcuno ha già fatto i conti e sono stati i commissari alla spendig review. Ne abbiamo sentiti tanti: Grilli, Bondi, Canzio, Cottarelli, Gutgeld ma alla fine invece che la spesa e quindi gli interessi di qualcuno, sono stati tagliati loro.
«Tesoro: parte la revisione della spesa, nominata commissione di esperti». Titolava così l’agenzia Ansa il 16 marzo del 2007. 5 Governi e la spesa pubblica è sempre aumentata e dopo 33 rapporti sale a 107 miliardi. Sergio Rizzo 18 maggio 2015.
Gli “esperti” non ci sono riusciti perché non hanno le mani libere. Noi, come abbiamo detto non vogliamo nominare un nuovo commissario ma partire da un lavoro già fatto, come quello di Cottarelli.
Noi abbiamo un grande debito pubblico che può crescere o diminuire in base alle variazione tra entrate e uscite con questa formula = spesa pubblica esclusi interessi + interessi sul debito – tasse. Questo termine si chiama disavanzo di bilancio (se c’è disavanzo il debito aumenta). A occhio si capisce che per ridurre il debito si deve spendere meno di quanto si incassa e si puo’ fare con due azioni: riducendo la spesa o aumentando le tasse. Un altro valore da guardare è il famoso rapporto debito pubblico/ PIL, quello che secondo i parametri di Maastricth deve stare sotto il 3% (dati 2017, debito 2280 miliardi, debito/PIL 132%). Al di la delle discussioni su debito buono/debito cattivo, in Italia si devono abbassare le tasse.
Per capire come fare, Roberto Perotti ce lo spiega nel suo libro (1). L’avanzo primario è dato da tasse – spesa pubblica esclusi interessi. Se l’avanzo è positivo lo Stato può pagare almeno una parte degli interessi e questa è una condizione necessaria per ripagare il debito ma non sufficiente perché si dovrebbero pagare tutti gli interessi e ripagare un po’ di debito. Invece per il rapporto debito/PIL, conta anche la crescita. In Italia siamo nella situazione di avere un debito alto e quindi tanti interessi e una crescita bassa. Ridurre solo la spesa non basta (e potrebbe essere controproducente) e per ridurre il “rapporto” il modo migliore è far crescere il PIL e questo si fa abbassando le tasse.
Dunque non ci sono alternative: per ridurre le tasse bisogna ridurre la spesa, individuiamo quelle improduttiva e gli sprechi e la differenza la spostiamo nel ridurre le tasse così aumenta l’avanzo primario e il PIL. Quali sono i tagli da fare? Ce lo dice Cottarelli (dati tratti dal suo libro 2013).
La spesa pubblica è circa 818 miliardi (poco più della metà del PIL), pari a 13.700 euro a persona. Di questa: 78 miliardi sono interessi; 320 miliardi sono legati agli Enti previdenziali (INPS in primo luogo) e rappresentano il 43% del totale: soprattutto pensioni ma anche assistenza, sussidi e invalidità; 190 miliardi sono il costo delle amministrazioni dello Stato (ministeri ed enti pubblici); 138 miliardi è la spesa delle regioni di cui 109 miliardi sono legati alla spesa sanitaria (insieme alla previdenza rappresentano il 60% della spesa pubblica); 61 miliardi le spese imputabili ai Comuni (8%); 9 miliardi le spese imputabili alle Province; 21 miliardi: università, enti controllati da comuni, province e regioni.
Nel suo lavoro individua 33,9 miliardi di risparmi in tre anni. Efficientamento diretto: acquisti centralizzati, fabbisogni standard comuni, gare d’appalto telematiche, taglio auto blu, adeguamento stipendi dirigenti a standard europee, efficientamento luminoso: 12, 1 miliardi in 3 anni. Riorganizzazione: province, sinergie forze di polizia, digitalizzazione, prefetture, comunità montane: 5,9 miliardi in 3 anni. Taglio ai trasferimenti inefficienti: imprese, regioni, pensioni invalidità, partecipate: 7,1 miliardi in 3 anni. Tagli alla difesa: 2,5 miliardi in 3 anni. Costi Standard sanità: 2 miliardi in 3 anni. Intervento su pensioni: 3,4 miliardi.
Per concludere, alcune letture consigliate:
(1) Status Quo di Roberto Perotti
(2) La lista della Spesa di Carlo Cottarelli