Sono cero che a breve si tornerà a parlare della crisi del prezzo del grano nonostante sia una delle culture più assistite dal contributo pubblico. Su Terra e Vita n° 17 del 2019 si puo’ leggere un interessante articolo di Angelo Frascarelli dal titolo: Duro, oltre metà del reddito garantito dagli aiuti. Come sapete l’agricoltura è accompagnata da un sostegno pubblico che incide in maniera importante sul reddito degli agricoltori: poco meno del 30% la medie italiana.
Sull’articolo si legge che relativamente al grano duro, che vede l’Italia come secondo produttore mondiale (dopo il Canada) con 44 milioni di tonnellate e 1,2 milioni di ettari ogni anno, il sostegno è oltre il 50% e, come si vede sotto dall’elaborazione dei dati, ci sono regioni dove il sostegno supera anche il 60%.
Il futuro dell’agricoltura è legato alla nuove scelte che saranno fatte sulla Politica Agricola Comune ma, visto il probabile taglio di budget, oltre le difficoltà generali del settore, l’imprenditore agricolo si dovrà attrezzare. Personalmente credo che si debba valorizzare il prodotto migliorando la quantità e puntare sui contratti di filiera. Il seme certificato e migliorare le tecniche agronomiche sono il fattore base. Rinnovamento degli impianti di stoccaggio coinvolgendo anche i produttori di pasta e aumentare i contratti di filiera per evitare di giocare in borsa. Ruolo fondamentale è una chiara etichettatura ma, in questo caso per la pasta c’è e il consumatore già può scegliere.
In attesa c’è anche il tema della cun grano duro ma, le rappresentanze, non sembrano trovare accordo per farla partire e se non c’è accordo non puo’ funzionare perché senza mutuo riconoscimento la rilevazioni dei prezzi è parziale.