Da poco ho nuovamente incontrato, con molto piacere, AIAB Umbria. Primo tema affrontato, le domande PSR non pagate. In Umbria, ad oggi, risultano circa 1000 domande con anomalie (300 per il 2015 e 700 per il 2016) e che sono in attesa di avere la procedura informatica (che deve fornire AGEA) che permetta di “aprire” manualmente la pratica, quindi verificare e attivare il pagamento. Sarà mio impegno attivarmi presso AGEA per capire le tempistiche e vi terrò aggiornati in merito.
Altra questione e preoccupazione che AIAB Umbria mi ha fatto notare e che condivido, sono i “numeri del biologico”: l’Umbria non segue il trend del Paese, chissà perchè?
Forse in molti non lo sanno, ma esiste un Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica detto SINAB che ha, tra i suoi obiettivi, quello di favorire la diffusione di dati e informazioni relative al biologico italiano. È un progetto attivo da 16 anni che consente di poter avere informazioni di carattere normativo e divulgativo sul biologico italiano.
Vediamo adesso un po di numeri. Al 31 dicembre 2015, in Italia, le imprese inserite nel sistema di certificazione per l’agricoltura biologica erano 59.959 con un aumento degli operatori rispetto al 2014 dell’8,2%. Anche la superficie coltivata secondo il metodo biologico è aumentata del 7,5 (nel corso del 2015 sono stati infatti convertiti a biologico oltre 104.000 ettari) per un totale di 1.492.579 ettari. I dati al 31 dicembre 2016 invece ci indicano che gli operatori sono diventati 72.154 con un incremento del 20,3% e una superficie totale di 1.795.650 ettari: quindi un incremento di oltre il 20% rispetto al 2015.
Ma che succede invece in Umbria?
Nel 2014 risultano “bio” 1217 aziende per una SAU di 30.875 ettari. Al 2015 si registrano 1546 aziende biologiche (+ 27% ) e una SAU di 34.468 ettari (+11,6). Al 2016 torniamo a 1217 aziende biologiche (– 21,3%) con una SAU che aumenta a 37.994 ettari (+10%).
Rispetto ai dati nazionali, si nota subito uno scostamento rispetto al trend: In Italia, rispetto al 2015, si cresce in numero di operatori “bio” poco più del 20%, mentre in Umbria si torna ai dati 2014 con una perdita superiore al 21% e, mentre la superficie cresce in Italia del 20%, in Umbria del 10%.
Forse per capire cosa accade occorre aspettare i dati del 2017, ma alcune riflessioni si possono fare. In primo luogo, le aziende “bio” mediamente stanno crescendo come superficie, ma quelle piccole sembrerebbero arrendersi. Come mai? Sarà colpa della poca efficacia della misura 11, relativa alla conversione in biologico e al suo mantenimento? Sicuramente, sono domande alle quali la Regione deve rispondere.