Dal 5 al 10 luglio di quest’anno si è svolto il 38° Congresso del OIV (Organizzazione mondiale della Vigna e del Vino). Cosa fa L’ OIV? E perchè, voglio dedicargli questo post.
Tale organizzazione, a cui aderiscono 35 Stati sovrani, é stata creata nel 2001 ed è definita come organismo intergovernativo di tipo scientifico e tecnico, di competenza riconosciuta nell’ambito della vigna, del vino, delle bevande a base di vino, delle uve da tavola, delle uve passa e degli altri prodotti della vigna. Cosa interessante è che le decisioni dell’OIV confliggono con i regolamenti dell’Unione (violazione dell’art. 2 del TFUE), in quanto quest’ultima “subisce” le decisioni dell’organizzazione. Di fatto esiste una pacifica convivenza che consiste da parte dell’Unione nell’adottare quanto deciso dall’OIV.
Fatta questa piccola introduzione, vorrei tornare al 38° Congresso. In tale edizione sono venuti fuori numeri interessanti. La Spagna è risulta il primo paese come superficie vitata con circa 1.000.000 di ettari, segue a sorpresa la Cina con 799 mila ettari, poi la Francia con 792 mila ettari e l’Italia con 690 mila ettari. Queste superfici comprendono sia l’uva destinata a vino che al consumo alimentare. La Cina risulta essere il primo produttore mondiale di uva passita. Relativamente alla produzione di vino la Francia è la regina con 46 milioni di ettolitri, seconda è l’Italia con 42 e la Spagna con 38 (la Cina per ora è ferma a 11 milioni di ettolitri).
Sul fronte dei consumi si registra un calo di circa l’1%. Il maggior consumatore sono gli USA con 31 milioni di ettolitri, poi la Francia con 28 e l’Italia con 2o milioni di ettolitri a pari-merito con la Germania, Cina 16 milioni e Regno Unito 13. L’OIV sottolinea che l’embargo russo, anche se non colpisce direttamente il vino, ha ridotto del 50% le etichette italiana esportate.
Spero che queste informazioni vi risultino interessanti e vi facciano riflettere sul fatto che è riduttivo fare scelte come se fossimo solo un “isola”. Il commercio e la tecnologia, nel bene e nel mane, ci hanno uniti al restio del mondo e ci dobbiamo abituare all’idea che questo legame è indissolubile (a meno di guerre che non mi auguro) e che in questo mare con mille correnti occorre avere una buona mappa e un buon comandante.