Era il 1910 quando venne istituita l’Azienda Speciale per il Demanio Forestale (ASFD), al fine di contrastare il degrado e la crisi economica che rischiavano di compromettere l’ambiente italiano. La concessione del capitale ambientale e la divulgazione diventarono il caposaldo delle attività del Real Corpo Forestale, poi Milizia Forestale (1928) e Corpo Forestale dello Stato (1948). Successivamente, negli anni ’70, la gestione di molte di queste aree passò alle Regioni e al CFS rimasero quelle più importanti.
Attualmente questi territori costituiscono 130 riserve e 19 aree demaniali che a partire dal 2017 sono stati affidati alla cura del raggruppamento Carabinieri Biodiversità. Nei 130mila ettari di territori tutelati da questo corpo viene assicurato un alto grado di protezione ambientale grazie all’apporto professionale costante e delle maestranze forestali.
In queste vi sono anche le 15 riserve naturali integrali dove viene protetto l’ambiente in maniera assoluta (è escluso ogni intervento antropico che non sia ricerca o vigilanza. La prima di queste (1959) è la faggeta di Sasso Fratino. Al fine di sorvegliare e orientare l’evoluzione naturale nascono le riserve naturali orientate (sono 31) mentre le riserve biogenetiche sono dedicate alla conservazione del patrimonio genetico delle specie vegetali e animali. Tre delle riserve tutelate dai carabinieri forestali sono patrimonio dell’Unesco: Sasso Fratino in Toscana, la Foresta Umbra e Falascone in Puglia. Sono invece 110 le riserve che rientrano nella Rete Natura 2000 (SIC, ZPS e ZSC). Un’altra cospicua parte delle aree gestite dai Carabinieri biodiversità è costituita delle aree demaniali come la Foresta del Chiarino in Abruzzo, l’Isola dei Conigli in Puglia e la Foresta Millenaria di Tarvisio (23 mila ettari). In queste 149 riserve e aree demaniali è ospitato il 20% delle specie vegetali a rischio di conservazione e rappresenta il 73% degli habitat di interesse europeo e tutte le 18 specie di mammiferi che la Lista Rossa nazionale classifica a rischio.
La tutela e la valorizzazione della biodiversità forestale trova un alleato formidabile nella ricerca scientifica. I Carabinieri forestali studiano e conservano i genotipi forestali, provvedendo, ove necessario, anche alla rinaturalizzazione delle superfici boschive e degli habitat degradati (vedi tempesta Vaya). Nei Centri Nazionali per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale (CNBF) di Pieve Santo Stefano e Peri vengono conservati miliardi semi. Fondamentale inoltre ricordare che i Carabinieri Forestali gestiscono 7 vivai forestali (due dei quali nei CNBF) presso i quali oltre all’attività di allevamento delle piante si svolge anche la fondamentale attività di raccolta, lavorazione e conservazione delle sementi forestali.
I carabinieri biodiversità, inoltre, gestiscono i CRASE che si dedicano al recupero degli animali selvatici ed esotici. Oltre questo il raggruppamento Carabinieri biodiversità, tutela le razze equine autoctone attraverso 7 centri di selezione equestre, in cui ogni anno nascono 100 puledri: alcuni di questi cavalli, inoltre, vengono direttamente messi a disposizione dell’Arma. In ultimo, ma non meno importante, i Carabinieri propongono progetti di educazione ambientale per gli studenti; inoltre, ospitano circa un milione di visitatori nelle aree da loro gestite.
Un grande patrimonio materiale e di conoscenza che dobbiamo difendere e far conoscere.