Se le Regioni contrarie agli inceneritori non si uniscono, non otterranno niente. Come è accaduto in conferenza Stato – Regioni sullo schema di decreto che prevede la costruzione di otto nuovi inceneritori, di cui uno nel Cuore Verde. Le Regioni contrarie, tra cui l’Umbria, si sono presentate divise e sono andate in minoranza. Fortuna vuole che la partita sia ancora aperta. L’atto è stato rinviato. Se si vuole vincere la battaglia, l’Umbria deve lavorare per unire il fronte del no, altrimenti siamo davanti a chiacchiere e prese di posizione per opportunismo politico.

Così così possiamo commentare l’esito della conferenza Stato – Regioni, riunita mercoledì e chiamata a dare il parere sul decreto che deve attuare la previsione dello Sblocca Italia in merito alla costruzione di otto nuovi inceneritori, uno dei quali in Umbria. Una previsione terrificante che richiama la politica di saccheggio ai danni del territorio e dell’ecosistema.

Oltre all’ipotesi inceneritore, “sono esempio di questa politica di saccheggio il metanodotto Brindisi Minerbio, opera devastante che interessa anche l’Umbria, la svendita regionale delle concessioni idriche e l’autorizzazione a trivellare al largo delle isole Tremiti concessa dal Governo per meno di duemila euro”. Vicenda, quest’ultima, su sulla quale con i colleghi 5stelle delle commissioni Agricoltura e Ambiente della Camera abbiamo presentato un’interrogazione ai ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico.

Continuare a violentare l’ambiente puntare su opere inutili e pericolose rappresentano una sconfitta dello Stato e delle Istituzioni a tutti i livelli. Chiediamo alla Giunta Marini di impegnarsi affinché il nostro territorio, patrimonio collettivo, non venga messo a rischio da un governo rapace. Il M5S non si stancherà mai di chiederlo.