Grazie alla pubblicazione su Terra e Vita (n° 34/2018) del lavoro del Prof. Angelo Frascarelli (Università di Perugia), diventa palese un fatto: l’importanza del sostegno pubblico al reddito degli agricoltori.
In Italia, il sostegno della PAC (pagamenti diretti, ocm e misure a superficie del psr) incide mediamente per il 28% (22,9% primo pilastro, 5,1% secondo pilastro) ma esiste una grande diversità tra regione e regione e il lavoro svolto mostra con precisione queste differenze (tab.1) e ci permette di fare qualche riflessione.
In regioni come il Trentino o l’Alto Adige la “dipendenza” dell’agricoltore dagli aiuti è tra l’11% e il 12%. In Lombardia e in Liguria è poco sopra il 16%. Il dato che salta all’occhio però è quello della Valle d’Aosta con il 54,6% di dipendenza dagli aiuti e quello dell’Umbria con ben il 62%. Ora in Valle d’Aosta è più comprensibile, visto che il territorio per il 60% è sopra i 2000m, ma in Umbria non possiamo non constatare che esiste un’agricoltura assistita più di ogni altra regione, un’agricoltura che negli anni non si è sviluppata e non è diventata autonoma. Le colpe? Sicuramente della politica assistenziale ma anche degli agricoltori, che si sono adagiati “perché tanto i contributi sarebbero arrivati“.
Io credo che sia arrivato il momento di dire basta a scelte che non creano sviluppo. Certo, si deve aiutare chi è rimasto indietro a svilupparsi, ma questo aiuto non puo’ essere a tempo illimitato. A breve avremo una nuova PAC, quella post 2020, che introdurrà concetti nuovi come i piani strategici, i pagamenti per la sostenibilità, il clima e l’ambiente e per questo penso che, in primo luogo per l’Umbria, sia ora di aprire un tavolo per parlare di quale agricoltura vogliamo nei prossimi anni nella nostra regione. Io farò la mia parte e mi auguro che la Regione, le associazioni agricole e l’Università rispondano all’appello.