Caro Filippo Gallinella,
questa lettera rischia di essere postuma ma non è colpa tua e nemmeno nostra, tu come portavoce e noi come cittadini ed elettori, abbiamo fatto davvero tutto ciò che potevamo per far sopravvivere la nostra realtà produttiva e la nostra gente […] Abbiamo una azienda agricola con allevamento di Chianina IGP (200 capi tra vacche, tori e vitellame vario), gli animali mangiano essenzialmente ciò che produciamo sui nostri campi. Nel 2007 abbiamo iniziato questa attività direttamente (prima si trattava di attività curata da nostri consanguinei) ed abbiamo subito investito per fare una stalla nuova che permettesse agli animali di star meglio e crescere meglio (senza aumento di fattrici e tori) ed un negozio aziendale per renderci via via autonomi dalla grande distribuzione. Aderiamo a consorzi di qualità e ti assicuro che un consorzio non è affatto una soluzione ma solo un aumento di spesa, infatti se dovessi suggerire una forma di associazione consiglierei vivamente qualcosa di temporaneo, legato ad uno scopo a breve termine e privo di carte bollate. Se costituisci un consorzio hai bisogno di un Presidente , di uffici, cariche elettive, commercialisti in più etc… ciò che vendiamo già dovrebbe pagare una infinità di enti inutili e di servizi creati solo per dar posti di lavoro alla clientela!
Meglio chiamare altri allevatori, autofinanziare una campagna pubblicitaria, andare a turno a far da portavoce ad un ministero, quando ci sarà un 5 stelle al ministero magari si fa una bella videoconferenza rapida e fattiva…. ecco, le vie semplici sono le più economiche e quelle che evitano che altri sottraggano soldi a chi già non ne ha più.
Nel 2007 i prezzi dei semi schizzano in alto, la grande finanza ha scoperto che può giocare in borsa col cibo, noi del settore perdiamo competitività e vediamo crescere i costi (perché poi i prezzi scendono quando devi vendere ovviamente) immotivatamente e in altre parti del mondo ancora più gente muore di fame. Nel 2011-2012 registriamo una nuova impennata dei prezzi: a parità di ettari da seminare, di colture e di granaglie per la stalla (il mais non possiamo farlo noi perché non abbiamo acqua) spendiamo 50.000,00 euro in più; non stiamo parlando di superfluo ma di sopravvivenza. Nel frattempo Monti ha annunciato lacrime e sangue e i clienti rallentano gli acquisti, sul mercato entra carne europea e non, prodotta a basso costo, con controlli, diciamo , differenti da quelli che fanno sulla nostra etc. il solito problema della concorrenza sleale. Ulteriore colpo: dovremo pagare per la tassa sui rifiuti il comune, pur pagando ogni anno una ditta che ci cura sia i rifiuti “pericolosi” che quelli solo speciali, pur non conferendo un grammo di rifiuti al comune, l’anno deliberato e tanto basta, Renzie sta pensando di diminuire le aree svantaggiate per farci raggiungere dall’IMU che dovremmo pagare anche su immobili inutilizzati ma (trattandosi di fabbricati rurali d’epoca sui quali grava un vincolo) non abbattibili (ovvio che sarebbe un delitto tirar giù la storia).
In un ultimo tentativo di lotta riusciamo (a fatica) a farci finanziare un mini biogas (avevamo iniziato col fotovoltaico ma poi lo Stato ha chiesto che i pannelli fossero istallati solo su edifici che fossero forniti di sistemi di riscaldamento e le stalle sono divenute di fatto inutilizzabili mentre il Governo cianciava di aver fatto il nuovo piano energia a favore dell’agricoltura, affascinante).
Scrivevo del biogas, 50kw, le deiezioni di stalla ne possono fornire 40 circa ed il resto con 5-10 ettari si copre, perfetto. Per avere il prestito dobbiamo pagare una discreta somma ad un confidi ma poi ci sarà il PSR e, a conti fatti, ce la dovremmo fare. Con il ricavato copriremmo sia il mutuo per il biogas che quello contratto per stalla e negozio, poi ci sarà da metterci sopra 10.000 euro l’anno ma la posizione è consolidata! Evviva.
Poi arrivano le notizie del Comune che ti ho anticipato, Renzie che vuole tassare al 25% le rinnovabili dell’agricoltura (rendendo di fatto una trappola finanziaria il nostro consolidamento) e, come se non bastasse, scopriamo che, pur avendo fatto un piano di sicurezza, vari investimenti per essere più a norma etc. non abbiamo fatto l’autorizzazione alle polveri sollevate dai trattori, all’interno dell’azienda, in caso di estati torride, per passare da un campo all’altro e l’autorizzazione alle emissioni metanifere delle nostre vacche! Altri 15.000,00 euro di carta per una mandria che è in selezione dal 1945, in aperta campagna, su terreni di proprietà, in pace col mondo!
Ecco perché questa lettera è postuma, ecco perché quando un amico 5 stelle dice: io sono attivista perché vado alle riunioni a me viene da piangere perché è un miracolo se ho potuto viverne 2 o 3 e mi arrabbio perché la notte leggo le leggi sul sito e scrivo quel che penso quando posso! Però uno vale uno anche se quest’uno, come tanti altri, non ha feste né riposo e ti scrive per miracolo.
C’è tanta gente che è già sotto i ponti, per loro e per chi si può salvare ancora e fare ancora agricoltura pulita che ti scrivo. Non credere né all’Università né ai patronati, gli uni e gli altri fanno parte di un club esclusivo, non hanno interesse a dire la verità e temo che nemmeno la conoscano talvolta.
Non possiamo sostenere tutte queste spese, non solo perché inattese ma anche perché terribilmente eccessive.
Abbiamo obblighi simili alle grandi aziende stile fiat:
* sicurezza (dobbiamo rispondere di un territorio non limitabile come un capannone e di una attività che ha un livello di utilizzo del corpo elevatissimo e quindi una naturale pericolosità che non viene valutata in termini di aiuti o sgravi che consentano investimenti senza far crescere i prezzi dei prodotti)
* corsi di formazione ridondanti ed inutili, (e lo posso dire perché sono una psicologa del lavoro iscritta all’albo che ha lavorato nel campo della formazione e della selezione per anni prima di dedicarmi all’agricoltura pratica)
patenti particolari (dal 2015 per i trattoristi, anche se svolgono lo stesso mestiere da 30 anni, e già oggi per manovrare una sega in caso di potature, soldi, tempo in corsi etc. che potrebbero essere diversamente utilizzati e demandati… ma no solo società riconosciute e corsi approvati dalla regione! Tasse occulte per clienti di politici)
*impossibilità a trasportare le nostre plastiche riciclabili ad una ricicleria (la legge sui rifiuti ha fatto in modo di rendere impossibile anche a chi non è la FIAT di gestire i rifiuti non pericolosi in maniera economica e sana, inoltre non posso riavere la pelle dei miei animali perché viene definita “rifiuto” in modo che io sia costretta a cederla per quasi nulla ai grossisti che la fanno conciare e che la vendono poi a caro prezzo… ma io non riesco nemmeno a ricomprarla o ad avere la possibilità di trasformarla da rifiuto in opportunità in azienda)
*per dare le deiezioni della stalla sui campi (concime non chimico!) devo fare un fax 2 giorni prima arpa e segnare particella per particella quanto ne metterò su ciascun campo e cosa seminerò, nel caso debba cambiare coltura per ragioni di tempo o non riesca a spandere tutto per ragioni climatiche devo darne comunicazione immediata. Il fatto che io abbia 100 ettari e me ne servano solo 20 per spandere il letame correttamente ed il fatto che solo un imbecille sprecherebbe il letame mettendolo tutto su 10 metri quadrati quando ha da fertilizzare 100 ettari non conta nulla; il fatto che io debba fare più carta che carne idem.
*per non parlare di tutte le altre registrazioni necessarie (vedi pratiche sindacali per PAC, buste paga e dichiarazione IVA o redditi) e dalla fumosità della normativa in merito (e della regionalizzazione della stessa normativa che mi fa desiderare di cambiar regione e, ultimamente Stato).
Credo sia ora di rivedere le leggi su sicurezza etc. alla luce del fatturato e del numero degli addetti, non possono le aziende agricole italiane, già piccole rispetto alle francesi, reggere un peso burocratico e fiscale di questo genere. Non si dorme più e nonostante questo non si riesce mai ad essere in regola! E’ una strategia: se non ti faccio mai stare in regola posso ricattarti. La tassazione deve essere solo relativa al reddito percepito dalle singole attività e gli oneri burocratici devono essere commisurati alle diverse realtà produttive. La Fiat prende i soldi e scappa, chi muore sono artigiani, agricoltori e piccole o medie realtà produttive.
Morendo facciamo spazio alla grande distribuzione ed alle multinazionali ma togliamo vera ricchezza ed autonomia alla nostra Italia.

Scusa se sono caotica, ho tentato di dire troppe cose in tre fogli, noi vorremmo resistere fino a fine anno, non so se potremo ma se vuoi ascoltare la nostra voce, se può essere utile al movimento, per noi è importante, perché è l’Italia e chi la abita che è importante, le sanguisughe devono andar via loro!

Grazie dell’attenzione,
fammi sapere se posso essere utile.