Secondo il Rapporto, gli ambiti in cui eccellerebbe la nostra regione sono quello manufatturiero, dell’istruzione e del patrimonio artistico e paesaggistico che, secondo Marini, rappresenterebbero “possibili punti di partenza per una riflessione sull’Umbria del futuro”. Al di sotto della media, invece, le condizioni minime economiche, la sicurezza, l’ambiente e la partecipazione culturale.
La governatrice Marini parla di “punti di forza e di debolezza” e di “politiche di sviluppo”. Ma quali politiche di sviluppo se non c’è riferimento al tema della sanità? Come si fa a stilare un rapporto dalla valenza economico-sociale e non parlare di sanità che rappresenta la spesa maggiore, non solo dell’Umbria, ma di tutte le regioni?
È inaccettabile l’assenza nel Rapporto di una tematica così importante sulla quale sarebbe necessario un confronto, viste le numerose criticità che i cittadini deve affrontare quotidianamente, a partire dalle estenuanti attese per mesi e mesi, anche solo per una visita specialistica.
Su questo punto, mi auspico di vedere a breve la seconda parte del volume, altrimenti è inutile parlare di macroregione a meno che non si vogliano creare nuove poltrone per i soliti amici!