La Francia ha deciso di adottare il Nutri-score, il sistema di etichetta a semaforo elaborato per combattere comportamenti alimentari scorretti, in cui vengono indicati i contenuti di ciascun prodotto e quale sarebbe la scelta più giusta per il potenziale consumatore. Peccato però che non esista nulla di scientificamente valido per accertare se un prodotto sia salutare o meno con i colori e le lettere, oltretutto comparando alimenti diversi sulla base della stessa qualità: come dire che sia la stessa cosa bere un bicchiere di latte o di olio. Ad oggi anche altre nazioni si stanno accodando nell’adozione del Nutri-score, ma il nostro Paese non è di certo rimasto a guardare. L’Italia ha proposto, e mi auguro che lo notifichi presto, l’etichetta con sistema a batteria, più in linea sia con la normativa Ue che con il Codex, che punta a offrire una guida di lettura nutrizionale di ciascun componente presente all’interno del prodotto della dose giornaliera raccomandata.
A differenza del Nutri-score, la guida si basa infatti su una singola porzione e non su 100 grammi: in questo modo, l’etichetta italiana mira ad educare il consumatore dal punto di vista dell’alimentazione, poiché la ‘batteria’ indica chiaramente per ogni porzione dell’alimento le percentuali di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale della dose giornaliera raccomandata. Credo quindi che la nostra sia la soluzione migliore e la giusta risposta alla posizione francese: la strada per contrastare la cattiva alimentazione non è quella delle etichette a semaforo. Le etichette, piuttosto, devono essere chiare e trasparenti, e indicare i luoghi di provenienza e di lavorazione di ciascun prodotto, con le relative quantità di singole materie: questo è il solo modo per informare e tutelare i consumatori.