Il Fatto Quotidiano parla di un “presunto cartello dell’olio italo-spagnolo“. Molti non sanno che la Deoleo (azienda spagnola ora in mano ad un fondo di investimento inglese) è la prima azienda nel mondo che vende olio di oliva e che possiede marchi come CARBONELLI, SASSO, CARAPELLI e BERTOLLI, ma basta andare sulla homepage del sito per leggere quello che dico. Questi fenomeni, che piaccia o meno, sono figli del mercato e fin tanto che non si deciderà di cambiare paradigma, non ci sarà norma che ci salverà e con il TTIP saremo ancora più alla deriva.
Se il consumatore, oggi, vuole consumare olio italiano deve leggere bene l’etichetta e non fidarsi del nome italiano della confezione. Occorre anche dire che un olio a pochi euro non puo’ essere italiano. Io per avere certezza compro solo olio al frantoio e se vado al supermercato solo olio DOP.
L’informazione è tutto: ad esempio sul numero di Altroconsumo di ottobre troviamo questa bellissima pagina di test.
Più volte abbiamo affrontato la questione della produzione dell’olio : in Italia ci sono circa 1 milione di ettari destinati all’olivo e la produzione nazionale non basta al fabbisogno quindi o aumentiamo la produzione o continueremo a importare. Altro tema è l’italian sounding: il mondo vuole sempre più prodotti italiani, ma l’Italia puo’ soddisfare tutta questa richiesta? La terra è sempre la stessa e pertanto ci sono dei limiti produttivi che solo con la magia si possono superare. Conseguentemente occorre scegliere se i prodotti nostrani li vogliamo mangiare noi o venderli agli altri, ma questa è un’altra storia.
In ultimo, collegata alla questione olio, c’è il tema xylella. Tema che è stato sottovalutato ed a oggi ha creato lo scontro tra molti sul tipo di intervento da fare. Gli olivi del salento si stanno seccando e questo è un dato di fatto. Sicuramente non è colpa solo del batterio, per il quale al momento non c’è cura, quindi che fare? Non seguire le indicazioni della ricerca e aspettare che passi? Chi ha il coraggio di assumersi questa responsabilità? Io fossi l’amministratore di quei territori non esiterei un attimo perchè il rischio di perdere tutta l’olivicoltura italiana (già in crisi) è troppo alto. Viceversa, se un amministratore non seguisse le direttive riconosciute cosa succederebbe se le cose andassero male? La xylella è un batterio da quarantena e non ci si puo’ basare sulla fortuna.
Sempre da Altroconsumo pubblico la zona infetta, quella cuscinetto e quella da monitorare.
Buoni Santi a tutti.