Lo voglio ricordare, l’8 ottobre 2014 passa questa “delega” al Senato con l’imposizione della fiducia. Con tale “riforma” viene introdotto il contratto di lavoro a tempo indeterminabile per i nuovi contratti, che permette di essere licenziati in qualsiasi momento e senza particolari motivazioni e allo stesso tempo vengono colpiti anche i “vecchi contratti” perché viene cancellato l’art. 18. L’eventuale ricorso da parte del lavoratore per il reintegro inoltre diventa un percorso ad ostacoli che, di fatto determineranno una rinuncia all’azione giudiziaria.
Dal nostro punto di vista il Jobs Act ha fallito, perché la riforma del lavoro firmata da Renzi non ha favorito i contratti stabili, soprattutto tra i più giovani, perché chiusa la parentesi degli sgravi contributivi generalizzati (validi per tutti, non solo per i giovani), i contratti a tempo determinato sono tornati a crescere più degli altri. Altra cosa da dire è che, a parità di bonus fiscali, le aziende spesso hanno preferito assumere lavoratori con esperienza e già qualificati, non giovani da formare, per questo in molti casi i nuovi contratti altro non erano che stabilizzazioni di rapporti lavorativi già esistenti.