Le acque superficiali dell’Umbria risultano, secondo le indagini 2014, contaminate da pesticidi in ben il 95% dei punti controllati. Si tratta di una contaminazione molto più diffusa del dato nazionale, fermo al 63,9%. Un risultato che allarma e richiede massima attenzione a livello politico – amministrativo. Un dato che impone un monitoraggio più stringente e l’adozione in tempi brevi di nuove pratiche.
E’ quanto risulta dal monitoraggio dei prodotti fitosanitari e biocidi, contenuti nell’edizione 2016 del Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque dell’Ispra, pubblicata ieri 9 maggio sul sito web www.isprambiente.gov.it.
Il rapporto è costruito sulla base dei dati forniti dalle Regioni e dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente. Nel biennio 2013-2014 sono stati analizzati 29.220 campioni per un totale di 1.351.718 misure analitiche, con un sensibile aumento rispetto al biennio precedente. Nel 2014, in particolare, le indagini hanno riguardato 3.747 punti di campionamento e 14.718 campioni e sono state cercate complessivamente 365 sostanze.
Secondo il rapporto le sostanze che nelle acque superficiali più spesso hanno determinato il superamento dei limiti di qualità ambientali sono glifosate, metolaclor, triciclazolo, oxadiazon, terbutilazina. Diffusa è la presenza dei neonicotinoidi sia nelle acque superficiali, sia in quelle sotterranee.
Dal monitoraggio emerge con evidenza che la ‘verde Umbria’ non è affatto immune da inquinanti. Come M5S da sempre portiamo avanti la battaglia per fermare il glifosate sui campi ed impedire che i Comuni lo utilizzino per ridurre l’erba in piazze e strade. Questo rapporto sollecita ad adottare con urgenza a livello amministrativo buone pratiche. A livello agricolo, occorre invece implementare con decisione il Pan, il Piano nazionale sull’uso sostenibile dei fitofarmaci, puntando sul loro minore utilizzo grazie alle tecniche dell’agricoltura di precisione in modo da usare quando serve la ‘medicina per la pianta’. Interventi facilmente attuabili che riuscirebbero a garantire sia gli agricoltori che i consumatori nel pieno rispetto dell’ambiente.