Chi specula da una parte, chi raccoglie il risparmio per aiutare famiglie e imprese dall’altra. La separazione tra banche d’affari e istituti commerciali è una necessità primaria se si vuole ridare fiducia al settore del credito.
Nel nostro Programma Banche puntiamo a instaurare un sistema in cui operi una netta separazione tra banche d’affari che speculano sull’economia finanziaria e istituti commerciali, gli unici autorizzati a raccogliere i depositi per finanziare famiglie e imprese. Cosa significa? Semplice: da un lato, vi saranno le banche d’affari, quelle che investono i propri capitali in prodotti finanziari, più o meno rischiosi, e giocando con la ‘speculazione’; dall’altro, vi saranno anche commerciali che finanzieranno in maniera ‘concreta’ le famiglie e le aziende.
In Italia esisteva una legge bancaria, datata 1936, che separava nettamente banca e industria e ribadiva la funzione pubblica dell’attività degli intermediari, ma fu smontata dalle riforme del 1993 e, dopo decenni di sostanziale stabilità del nostro sistema del credito, è accaduto quello che è sotto gli occhi di tutti.
Un altro aspetto importante, riguarda la riforma complessiva della vigilanza bancaria: più controlli, maggiore indipendenza, più possibilità d’azione per gli organismi che devono controllare la maniera con cui la finanza utilizza i soldi dei risparmiatori. Si tratterebbe di un nuovo sistema di trasparenza sui pagamenti: i costi dovrebbero essere zero, la privacy accresciuta; insomma, una piattaforma fiscale che limiti al minimo l’evasione fiscale e le varie forme di riciclaggio di denaro sporco.
Un altro punto, ispirato al modello francese e tedesco, riguarda la nascita di una Banca Pubblica per gli Investimenti, capace di fare da traino all’economia reale, attraverso piani di investimento per tutti coloro che vogliono portare avanti progetti imprenditoriali strategici nell’ambito dell’economia globale. Inoltre, è necessario rendere le condizioni del credito maggiormente uniformi per le famiglie e le aziende e, soprattutto, limitare al massimo il fenomeno dell’anatocismo, gli interessi sugli interessi: insomma, una legislazione contro l’usura istituzionalizzata.
Nel mondo esiste un divario sempre più ampio tra poveri e ricchi, con questi ultimi che si arricchiscono sempre di più speculando nel campo della finanza. Perciò bisogna ripristinare l’interesse pubblico dell’azione degli intermediari finanziari ed è necessario incentivare sia il ritorno a una vera ‘biodiversità’ bancaria (evitando ad esempio di mortificare le popolari e le cooperative nel settore) sia un’omogenea distribuzione delle istituzioni bancarie sul territorio.
Il M5S punta a un sistema dei pagamenti condiviso e gratuito per tutti e fondato sulle nuove tecnologie. In questo modo, nel rispetto della privacy, si potrà contrastare meglio anche l’evasione fiscale.
La finanza diventerà, con un Governo a 5 Stelle, uno strumento al servizio di famiglie e aziende e si dovrà limitare al massimo la possibilità di fare soldi con i soldi dei cittadini.