Come membro della Commissione Agricoltura ho usato il mio ruolo per cercare di unire in un tavolo di lavoro il Dipartimento Agricoltura dell’Università di Perugia , le associazioni agricole, gli agronomi, gli agrotecnici e gli imprenditori agricoli. Occorre individuare ogni possibile azione volta a costituire un “Gruppo Operativo“, questa è una nuova possibilità che la Commissione Europea ci mette a disposizione e su cui, a mio avviso, bisogna puntare. Personalmente lo ritengo l’unico strumento che abbiamo ora per fare qualcosa di buono e recuperare terreno in un momento, come l’attuale, dove o si cambia o si muore.
È essenziale cooperare e unire produttori e filiera di trasformazione e commercializzazione, stiamo lavorando anche su questo; la nostra è una regione a misura d’uomo, dove esistono molte realtà agricole e numerosi enti di ricerca, è quindi possibile puntare sul G.O. e diventare l’esempio da seguire per le altre regioni.
Il G.O. più che di uno strumento è un “metodo” di lavoro attraverso il quale la UE intende trasferire innovazione tramite una maggiore integrazione tra il sistema della conoscenza (università, centri di ricerca e servizi di consulenza) e il mondo delle imprese agricole, al fine di rimuovere uno degli ostacoli più frequenti ai processi innovativi: la distanza tra i risultati della ricerca e l’adozione di nuove pratiche/tecnologie da parte degli agricoltori, delle imprese e dei servizi di consulenza; in una battuta:“per ettaro occorre meno trattore e più innovazione”.
Nello specifico il G.O., misura 16.1 (art. 35) del PSR della regione Umbria, non è uno strumento di sviluppo territoriale (cioè non va confuso con il GAL) e non è legato ad uno specifico territorio, è uno strumento tematico non territoriale; è uno strumento temporaneo per la realizzazione di un progetto specifico, non ha struttura e non ha sede. Non funziona inoltre con il metodo del trasferimento
lineare, cioè l’università A trasferisce i risultati di una ricerca su come produrre con meno pesticidi all’azienda B.
Ogni G.O. deve elaborare un piano che descriva il progetto innovativo da realizzare e soprattutto i risultati e il concreto contributo per l’incremento della produttività agricola e l’uso sostenibile delle risorse. Sono 5 i settori prioritari dove è possibile attivare un G.O. (se ne possono pensare anche altri):
– incremento produttività agricola attraverso uso efficiente delle risorse (progresso sul fronte della difesa fitosanitaria integrata e controllo biologico delle fitopatie e dei parassiti);
– soluzioni innovative a sostegno della bio-economia (bio-raffinazione, uso intelligente della biomassa derivante da materiali di scarto; interventi nella selezione genetica);
– servizi eco sistemi e agro ecologici integrati (valorizzazione biodiversità dei suoli, sequestro carbonio, ritenzione di acqua….);
– diffusione di prodotti e servizi innovativi per la catena di approvvigionamento (innovazioni gestionali che consentano agli agricoltori di rafforzare il loro ruolo nella filiera);
– qualità e sicurezza degli alimenti e stil di vita sani (schemi di qualità alimentare; uso ingredienti sani nei prodotti; sviluppo di migliori imballaggi ecc).
Oltre questo sono presenti nel PSR della regione Umbria la misure 1.1 (art. 14) “formazione professionale ed acquisizione della conoscenza” e la misura 2.1 (art. 15) “servizio di consulenza”; con questi obiettivi occorre collaborare, sfruttando quanto l’Unione mette a disposizione per migliorare il sistema agricolo della regione. Passo successivo, sarà incontrare la Regione per sapere cosa vuole fare.