Bruxelles ha imposto formalmente al governo il recupero delle sanzioni per la produzione eccessiva di latte rispetto alle quote stabilite dagli accordi europei. Dopo la lettera di messa in mora dello scorso anno, arriva ora il parere motivato che è la seconda tappa della procedura di infrazione ed entro due mesi interverrà la corte di giustizia (ex articolo 260 del TFUE).
Cosa dire, semplicemente che quella delle “quote latte” si configura come una delle gestioni più fallimentari tra il nostro Paese e l’Unione europea.
Il regime delle quote latte fu ideato e strutturato nell’ambito dei negoziati del 1983 per la definizione del mercato unico del latte. A negoziarlo fu il ministro dell’Agricoltura Filippo Maria Pandolfi che scelse come anno di riferimento il 1983, con una quota annua di nove milioni di tonnellate, una cifra che molti all’epoca segnalarono come sbagliata per difetto che con negoziati successivi si arrivo ad un aumento di quota del 10% nel ’93 e ulteriori 600 mila tonnellate nel ’99.
Per anni, con l’illusione che il non rispetto delle regole comunitarie non portasse conseguenze, non si fece nulla. Così il regime di contingentamento non trova applicazione interna fino al 1991: in tale anno l’articolo unico della legge n. 201/91 stabilì che le norme comunitarie sul prelievo si applicano a partire dal periodo 1991/92, ponendo a carico dell’AIMA i saldi contabili con la Comunità economica dovuti per i periodi dal 1987/88 al 1990/91; subito dopo la legge 468/92 procrastina l’applicazione del sistema alla successiva campagna 1992/93. Succede subito che i numeri non tornano più perchè i produttori dell’84 erano in numero diverso da quelli del ’91; quindi: A chi attribuire le quote e quanto ciascuno? Finì che il sistema si applicherà dal 92/93 (1 aprile/31 marzo è il periodo di riferimento), pertanto per le campagne lattiere precedenti la C.E. sanzionerà l’Italia e con l’accordo Ecofin del 21/10/1994, l’Italia accetta di pagare 3.620 md di lire (pari a 1.870 milioni di euro) addossando allo Stato (quindi a tutti cittadini) l’onere conseguente alla mancata riscossione del prelievo per tutto il periodo in cui sono state disattese le norme comunitarie (periodi dal 1988 al 1993).
All’epoca dei fatti, lo stesso ministro Filippo Maria Pandolfi assicuro’ che le multe non sarebbero mai state applicate all’Italia, un Paese il cui fabbisogno superava di gran lunga la produzione (quasi il doppio), ma non fu così; questo fu il punto di partenza di una storia trentennale (dal 2015 non sono più previste) che si chiuderà con molte ingiustizie. A questo link quello che segnala la commissione: https://drive.google.com/…/0B3Z483v4SpIBbFBXaWd4Wk5Sc…/edit…