“Il progetto Medioetruria non serve all’Umbria”. Questo è quello che penso del piano di costruzione della nuova stazione ferroviaria che potrebbe sorgere, secondo gli ultimi rumors, in Toscana, a Farneta o Ristradella, rispettivamente nel comune di Cortona e di Arezzo.
Medioetruria risponde alla logica delle grandi opere, la cui realizzazione richiede anni e anni di lavoro, fa spesso lievitare gli investimenti pubblici e ne sfugge al controllo. Questo progetto non risolve le esigenze dell’utenza umbra, siano essi pendolari o viaggiatori comuni, che comunque sarebbe costretta a percorrere, con i propri mezzi o eventualmente pubblici, cinquanta chilometri per raggiungere questa futuribile stazione in Toscana per prendere un treno veloce.
La soluzione c’è e più volte l’abbiamo evidenziata, oltre questo è semplice ed immediatamente realizzabile. La Regione Umbria potrebbe destinare subito le proprie risorse, con una minore spesa, nell’acquisto o nell’affitto di convogli atti anche all’alta velocità che percorrendo la linea ordinaria si immettano poi sull’infrastruttura ad Alta Velocità/Alta Capacità. Inoltre, una parte del denaro risparmiato abbandonando il progetto Medioetruria potrebbe poi essere utilizzato nella riqualificazione del sistema ferroviario territoriale.
Il progetto proposto dal M5S consentirebbe il potenziamento e l’integrazione dell’intero sistema infrastrutturale umbro su ferro, gomma ed aereo. E’, infatti, urgente sistemare la rete FCU, la stazione di Ponte San Giovanni, velocizzare la Foligno/Terontola e riattivare la stazione di Ospedalicchio per collegare adeguatamente lo scalo di San Francesco. Non di meno, in questa prospettiva, si deve recuperare e definire con il Ministero competente, urgentemente, anche il progetto di raddoppio della linea Terni – Spoleto e del nodo di Falconara, già inclusi tra i sistemi ferroviari dei ‘corridoi trasversali e dorsale appenninica’. Interventi che potrebbero essere subito cantierabili, facendo uscire una volta per tutte l’Umbria dallo storico isolamento infrastrutturale ferroviario a cui la classe dirigente regionale l’ha costretta in passato e che ancora oggi non è in grado di risolvere o forse, solamente, non vuole risolvere.