Al Ministro dello Sviluppo Economico, al Ministro dell’Ambiente, del territorio e del Mare
Per sapere, premesso che:
Nel gennaio 2005 la Snam Rete Gas s.p.a. ha presentato, attraverso una serie di valutazioni di impatto ambientale (VIA) parziali, un progetto per la realizzazione di un gasdotto denominato “Rete Adriatica”, di 687 Km., suddiviso in cinque lotti funzionali: Massacra- Biccari; Biccari – Campochiaro; Sulmona- Foligno (a Sulmona è prevista anche la centrale di compressione); Foligno – Sestino e Sestino – Minerbio.
La società proponente Snam, nel suddividere l’opera nei suddetti 5 lotti funzionali, non ha affatto considerato la direttiva n. 85/337/CEE e n.97/11/CE e la giurisprudenza comunitaria (Corte di Giustizia CE, sezione II, 28 febbraio 2008, causa C-2/07) concernenti l’obbligo di una Valutazione di Impatto Ambientale di tipo complessivo, che tenga conto dell’effetto cumulativo dei progetti frazionati, non ha tenuto conto della direttiva n. 42/2001/CE disciplinante l´obbligo di applicazione della procedura VAS e della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali.
Inizialmente l’opera era prevista lungo la fascia adriatica, costituendo il consequenziale raddoppio dell’infrastruttura già esistente, ma all’altezza di Biccari, è stata dirottata verso l’interno.
Dall’analisi del tracciato, si evince che si tratta di un’unica struttura per il trasporto del gas metano che va ad interessare aree di particolare pregio ambientale e ad elevato rischio sismico.
In merito ai costi ambientali, appare evidente quanto devastante e, quindi, sconsiderata, sia la scelta di un tracciato che coincide con il progetto “A.P.E.” (Appennino Parco d’Europa), il più importante progetto di sistema avviato nel nostro Paese, finalizzato alla conservazione della natura e allo sviluppo eco-sostenibile con l’ambizione strategica della valorizzazione delle risorse naturali e culturali.
Per quanto attiene al rischio sismico, esso rappresenta, tra le criticità del progetto, uno degli aspetti più macroscopici: deviando l’opera, la Snam sceglie incredibilmente, un tracciato che si snoda lungo le depressioni tettoniche interne dell’Appennino centrale.
Sovrapponendo il percorso del gasdotto alle carte sismiche delle Regioni interessate, balza infatti in tutta la sua evidenza che la condotta corre in parallelo e talvolta interseca le linee di faglia attive di territori caratterizzati da un notevole tasso di sismicità che si manifesta, non di rado, attraverso eventi di magnitudo elevata.
La mappa della pericolosità sismica del territorio nazionale mette in evidenza, attraverso l’intensità della colorazione viola, le aree che sono a più elevato rischio dell’intera penisola. Sono le stesse aree che, secondo la Snam, dovrebbero essere attraversate dal mega – gasdotto Brindisi – Minerbio e tra queste, esattamente le località più tragicamente colpite dal terremoto del 6 aprile 2009, quelle del cratere sismico dell’Aquila e Provincia, nonché le località del sisma che ha colpito l’Umbria e le Marche il 26 settembre 1997.
Nel settembre del 2010, si è costituito, tra le Regioni Abruzzo, Marche ed Umbria, un coordinamento interregionale anti-gasdotto con capofila il Comune dell’Aquila.
E’ la stessa Snam a definire il Sulmona-Foligno ed il Foligno-Sestino “uno dei tratti più critici dell’intero progetto”. Tutte le località interessate dal tracciato del gasdotto sono in zona sismica di 1° e 2° grado; anche la centrale di compressione, prevista a Sulmona, insiste su una zona sismica di 1° grado: il sito scelto per la centrale è nei pressi della faglia attiva del Monte Morrone ed i sismologi pongono l’attenzione, oltre che sulla particolare origine geologica della Conca Peligna (caratterizzata da depositi alluvionali come la piana dell’Aquila) che, in caso di terremoto, amplifica notevolmente gli effetti dell’onda sismica a causa del fenomeno dell’accelerazione, anche sulla faglia stessa, “dormiente” da oltre 1900 anni; senza trascurare che la particolare conformazione orografica della Valle, non consentirebbe la dispersione delle sostanze inquinanti emesse dalla centrale con notevoli ripercussioni sulla salute umana e sulla catena alimentare.
All’elevato rischio sismico, che metterebbe a repentaglio l’incolumità dei cittadini ai quali viene negato e sottratto l’applicazione del principio di precauzione, si sommano gli ingenti danni anche irreversibili all’ambiente ed i danni economici sia per le popolazioni colpite dal sisma che a stento cercano di risollevarsi, che per i cittadini residenti che hanno scelto per i loro territori, un modello di sviluppo eco-sostenibile che nulla ha a che vedere con infrastrutture pericolose ed impattanti imposte dall’alto.
I consumi di gas sono in netto calo secondo i dati forniti dalla stessa Snam: 75,78 mld di metri cubi immessi in rete nel 2012, contro gli 84 miliardi circa del 2008, mentre le infrastrutture esistenti hanno una capacità di trasporto di 107 mld di metri cubi. La realizzazione di nuove infrastrutture è quindi motivata dalla volontà della Snam di rafforzare il ruolo di Hub dell’Italia: rivendere il gas acquistato dal nord Africa ai Paesi del centro-nord Europa, gravando i cittadini ed i territori attraversati di pesanti servitù, rischi, danni ambientali, economici senza alcun beneficio.
Molti sono gli Enti Istituzionali che attraverso i loro deliberati, tutti con voto unanime, hanno espresso contrarietà all’opera come:
la Regione Abruzzo, la Regione Marche, la Regione Umbria, la Provincia di Perugia, la Provincia dell’Aquila, la Provincia di Pesaro e Urbino, il Comune di Pietralunga, il Comune di Gubbio, il Comune di Foligno, il Comune di Cascia, il Comune dell’Aquila, il Comune di Sulmona, il Comune di Pratola Peligna, il Comune di Pacentro, il Comune di Corfinio, il Comune di Navelli, il Comune di Introdacqua .
L’VIII Commissione Ambiente della Camera dei Deputati che il 26.10.2011 ha approvato all’unanimità una risoluzione che impegna il governo a disporre la modifica del tracciato sia per gli alti costi ambientali che per l’elevato rischio sismico.
I provvedimenti V.I.A. sono oggetto di contenzioso ancora in essere e il tracciato del metanodotto in progetto è stato oggetto di azioni legali in sede nazionale e comunitaria da parte di Enti locali, Comitati e associazioni ecologiste per l’assenza di procedure di V.I.A. o di V.A.S. uniche:
Il 26 Giugno 2010 La Provincia di Pesaro – Urbino, la Provincia di Perugia, il Comune di Gubbio, nel dicembre 2011 il Comune di l’Aquila, la Comunità Montana del Catria e del Nerone, il Comitato umbro-marchigiano “No Tubo”, i Comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona, il Comitato civico “Norcia per l’Ambiente”, il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, l’associazione La Lupus in Fabula onlus, la Federazione nazionale Pro Natura, il WWF Italia, Mountain Wilderness Italia, Italia Nostra, l’A.R.C.I. Caccia della Provincia di Perugia hanno inoltrato un ricorso alla Commissione europea affinché valuti (art. 258 Trattato CE) la rispondenza alle normative comunitarie in materia di valutazione ambientale strategica – V.A.S. e di valutazione di impatto ambientale – V.I.A. del gasdotto denominato “Rete Adriatica”, progettato dalla Snam Rete Gas s.p.a. (avente come partner per la distribuzione la Società British Gas);
l’8 agosto 2011 sono stati presentati tre ricorsi straordinari al Capo dello Stato contro il progetto del gasdotto appenninico “Rete Adriatica” della Snam Rete Gas s.p.a. da parte delle associazioni ecologiste Mountain Wilderness, Lega per l’Abolizione della Caccia e Federazione nazionale Pro Natura, da parte della Provincia di Perugia e da parte del Comune di Gubbio, curati dall’avv. Rosalia Pacifico, del Foro di Cagliari;
nei primi giorni del mese di luglio 2011 è stato presentato ricorso al T.A.R. Lazio contro il decreto di compatibilità ambientale dal Comune di l’Aquila,
– se non ritengano inutile sottoporre ad oggettivi rischi i cittadini delle aree interessate nel realizzare la nuova infrastruttura, considerando che quella attuale già soddisfa la domanda interna;
– se non ritengano necessario assumere tutte le iniziative di propria competenza al fine di escludere che il progetto di realizzazione dell’opera coinvolga la fascia appenninica così come da impegno assunto dal Governo con Risoluzione approvata all’unanimità dall’VIII commissione Ambiente nella seduta n. 553 del 26 ottobre 2011;
– se ritengano necessario considerare tutte le deliberazioni di contrarietà adottate dai vari Enti Istituzionali a tutti i livelli;
– quale sia l’orientamento generale di questo esecutivo nei confronti del progetto denominato “Rete Adriatica” e se, alla luce delle numerose criticità riportate in premessa, non ritenga che sia opportuno sospendere le procedure di autorizzazione attualmente in corso ed impedire la realizzazione di questa’opera così come progettata.
Dai deputati umbri, marchigiani e abruzzesi.